martedì 3 agosto 2021

I GIOVANI E LO SPORT: IL BEACH VOLLEY

 

I GIOVANI E LO SPORT: IL BEACH VOLLEY

La nostra passeggiata in giro tra le varie discipline sportive da “raccontare” soprattutto ai più giovani prosegue con grande entusiasmo e questa settimana si ferma in cima ad uno sport molto affascinante, duro ma anche tanto, tanto intrigante: il Beach Volley e per parlarvene al meglio abbiamo coinvolto una tra le più grandi giocatrici italiane di ogni tempo nonché una “top twenty” del ranking mondiale di qualche anno fa, 3 Campionati del Mondo giocati, 4 Finali dei Campionati Europei oltre ai 3 Scudetti nazionali ed agli innumerevoli tornei nazionali ed internazionali vinti: parlo di Giulia Momoli da Asolo (TV), oggi anche apprezzata e stimata Mental Coach

Giulia inizia così a parlarci dello sport che l’ha accompagnata lungo quasi tutto il proprio percorso di vita: “La mia passione per il Beach Volley nasce un po’ per caso, quando, già pallavolista, una mia amica mi chiese di andare a giocare un torneo di qualificazione del campionato italiano e mi innamorai di questo sport. Di lì a poco arrivò una convocazione in nazionale e capii che il “Beach” mi appassionava tantissimo, che mi piaceva da matti: per coltivare il sogno olimpico capii che avrei potuto mettere in discussione anche la pallavolo che tanto amavo e così feci”. L’esperienza di Giulia inizia a prenderci e così proseguiamo chiedendole quando si rese conto che avrebbe potuto diventare una vera campionessa di Beach Volley: “In realtà non lo capisci perché pensi solo a lavorare tanto. Ho sempre creduto molto nel lavoro, nel mio staff, nello staff della Nazionale. Pensavo che prima o poi i risultati sarebbero potuti arrivare anche se non puoi mai averne la certezza perché in questa disciplina ti devi relazionare con una serie impressionante di variabili, tantissimi cambiamenti; anche solo il fatto che si gioca in due la dice lunga su quanto sia impegnativo gestire la squadra ed essere all’altezza assicurando sempre un buon rendimento. I risultati sono poi arrivati davvero ma sono stati il frutto di tanto duro lavoro, di tanto allenamento”.

“Il Beach Volley – continua Giulia – mi ha aiutato a diventare responsabile, a capire come ci si deve allenare, come diventare il primo, miglior allenatore di se stessi. Si tratta di uno sport a 360 gradi che richiede molta applicazione sia in campo che fuori. Rispetto alla pallavolo il Beach mi ha dato quel qualcosa in più: una diversa maturità, una “centratura” diversa, un’autonomia, un’indipendenza… Ho imparato tantissimo anche dalle sconfitte e dalle esperienze dolorose. Sento dentro me che il Beach Volley mi ha fatto crescere tanto non solo come atleta ma anche come donna, come persona”.

E’ a questo punto che ci sentiamo quasi in dovere di pensare ai più piccoli e chiediamo a Giulia: “Per quali valori ti sentiresti di consigliare il Beach Volley ai ragazzini?”. Lei ci risponde così: “Si tratta di uno sport bello, completo, che ti insegna a toccare la palla da tutte le prospettive. E’ uno sport “aperto” perché ha tante variabili, tante interferenze e quindi richiede di allenare tantissimo la flessibilità e lo spirito di adattamento. E’ anche uno sport di grande responsabilità quindi devi avere la testa sulle spalle, devi sapere che di fronte alle difficoltà ne devi uscire, per te e per la tua squadra e ne devi uscire prevalentemente da solo perché quando un avversario “ti punta” non hai via di scampo, quindi credo che ciò sia molto educativo e formativo; è un bellissimo gioco, una bellissima filosofia di cui innamorarsi”. Il dubbio che uno sport non sia sufficientemente “supportato”, però, ci attanaglia: “Il movimento del Beach Volley è in crescita senza dubbio  – afferma Giulia Momoli – ma ritengo che logisticamente gli sforzi fin qui compiuti non siano ancora sufficienti perché è, comunque, molto difficile che un atleta, oggi, decida di dedicarsi completamente al Beach Volley perché è difficile che riesca, da solo, a crescere a tal punto da andare a competere con le squadre più forti del mondo, all’estero. Se guardiamo, infatti, al campo “extranazionale” non possiamo non notare che negli ultimi anni ci sono state davvero pochissime coppie che hanno avuto il coraggio di intraprendere questo cammino, un cammino molto dispendioso economicamente (quando non sei ancora nel giro della Nazionale) ma che richiede anche tanta autodisciplina perché non hai nessuno che ti dice cosa devi fare ma sei tu che devi imparare a gestirti, che devi “schedulare” insieme al tuo allenatore e al tuo preparatore tutto il lavoro da fare, sei tu insieme al tuo compagno a dover scegliere quali tornei andare a fare, quando partire e quanto allenarti…

Insomma: è tutto molto impegnativo; non sei un dipendente; nel “Beach” non hai un cartellino da timbrare ma non puoi neanche dire, un giorno: “Okay, oggi mi sono allenato… Tutto a posto: vado a casa”. Dietro c’è un grande lavoro, una grande passione  per uno sport che spesso richiede anche degli “extra”. Per tutto ciò credo che ancora oggi si faccia parecchia fatica: per una questione di mentalità ci stanno ancora pochi atleti disposti a questi grandi sacrifici di fronte a sport certamente “più comodi”.

”. Io so di aver fatto una scelta che mi ha consentito di vivere un sogno, che mi ha dato un senso, un significato e un’importanza che mi hanno fatto sperimentare l’amore per la competizione, la condivisione, un’altalena di emozioni incredibili ed indimenticabili, durante le quali mi sono anche trovata con le spalle al muro ma che, anche per questo, mi hanno fatto forgiare…”.

Giulia è un fiume in piena di esperienze personali, di emozioni, di sensazioni che fa fatica a contenere. Sentirla parlare è splendido perché dalle sue parole vien fuori tutto l’amore per lo sport, per questo sport così unico da aver impresso nella sua vita come un marchio di fabbrica un pallone, una canottiera, un paio di occhiali, la sabbia, il sole… Perché ognuno può riuscire a vivere il proprio sogno… Bisogna solo crederci e lavorare tanto duramente per ottenerlo.

IVAN TRIGONA.


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