Terza puntata de "I PACCHI DI ZAMPA". Il "pacco" di oggi risponde al nome di Ernesto "El Tecla" Farias, argentino di Trenque Lauquen nato il 29 maggio del 1980. Fu presentato nell'estate del 2004 cone il colpaccio di Maurizio Zamparini per il campionato di serie A, in realtà il calciatore argentino non era l'oggetto dei desideri di Francesco Guidolin e non era stato segnalato da Rino Foschi ma Zamparini lo volle fortemente, certo del suo titolo di capocannoniere del torneo di Clausura argentino con 13 reti in 15 partite e forte del suo "naso" che fin lì lo aveva spesso aiutato nel fiutare dei buoni talenti in giro per il mondo. Si narra che al suo arrivo a Palermo il giovane argentino venne scambiato per colui che doveva arrivare dopo mesi di trattative, ovvero Chevanton ma lui, Farias, per nulla infastidito si limitò a dire: "No, io sono Farias". Detto "el Tecla" per via di quei denti a forma di tasto di pianoforte il centravanti argentino arrivò a Palermo e venne provato per tutta la preparazione come partner d'attacco di Luca Toni ma Guidolin di scendere a compromessi col Patron non ne voleva sapere e così Farias fini dritto dritto in panchina. Tuttavia per il buon Ernesto parlavano i 110 gol su 213 presenze nell'Estudiandes de La Plata in 7 stagioni giocate: insomma... uno che col gol si dava del tu. Ma come spesso capita (e capita spesso anche a Palermo) Farias in maglia rosa non ne azzeccava una. Utilizzato per 13 volte, delle quali solo un paio da titolare, per niente deludente nel suo incontro con la Juventus, col rientro di Luca Toni El Tecla torna in panchina laddove rimarrà praticamente per tutto il resto della prima parte di campionato. A Palermo El Tecla verrà ricordato solo per la straordinaria disciplina comportamentale e per la grande volontà culminata con la sola doppietta realizzata contro la Salernitana in Coppa Italia. Nel corso del mercato invernale, preso dalla "saudade" Argentina, fa rientro nel proprio paese trasferendosi al pluridecorato River Plate. Al suo arrivo in aeroporto Farias viene accolto da centinaia di tifosi e di giornalisti festanti, così come tradizione vuole per i più grandi campioni. Anche nel River Farias inizia a segnare a ritmi serrati e nel 2006 conquista il titolo di capocannoniere della Copa Libertadores (la nostra Champions League) per poi passare, nel 2007, nuovamente ad una squadra europea: il Porto. Con la maglia più blasonata del Portogallo Farias contribuisce sensibilmente, a suon di reti, alla conquista di 2 titoli nazionali e di una supercoppa. oltre ad esordire ed a giocare addirittura in Champions League dove disputerà 3 partite con la maglia del Porto. La carriera di Ernesto Farias prosegue ancor oggi nell'America di Cali (in Colombia) essendo frattanto passato dal Cruzeiro in Brasile, dall'Indipendente nuovamente in Argentina e dal Danubio in Uruguay. Ovunque Farias ha lasciato un ottimo ricordo, un grande contributo in termini di reti pesanti e di punti conquistati a suon di gol. Al termine della stagione appena conclusa, Farias avrà collezionato la cifra record di 215 gol segnati in 6 diversi paesi del mondo. Farias, preso da oltre un decennio ad esempio come uno dei pacchi più sonori di Zamparini potrebbe, invece, rappresentare (a ragion veduta visti gli innumerevoli gol realizzati ovunque) il rimpianto più grande per l'imprenditore friulano e, un po', anche per tutti noi tifosi.
Blog personale... Spazio destinato alle idee, alle chicche, ai pensieri, alle impressioni di un uomo normale che crede che condividere sia sempre meglio che chiudersi in se stessi.
venerdì 13 luglio 2018
mercoledì 4 luglio 2018
Non mi va di rattristare ma questi momenti fanno parte della vita. Parlo di tutto sui social: parlo di valori, di calcio, di sport, di politica, di problemi sociali, di lavoro, scherzo, mi arrabbio... ma chi mi conosce sa quanto dia estrema importanza ai sentimenti. Perché se ignori quelli hai finito!! La tua vita non ha senso!! Oggi ho vissuto un pomeriggio molto duro. Chi mi ha seguito negli ultimi mesi sa della scomparsa di mia madre, quasi 3 mesi fa e quando va via la mamma si porta via una grossa fetta del tuo cuore. Bene... Oggi credo si sia definitivamente chiusa la mia infanzia. Papà ha traslocato, lasciando la casa degli ultimi 30 anni della nostra famiglia. 30 anni sono lunghi... due terzi della mia vita! Avevo visto questa nostra, stupenda, casa vuota 30 anni fa, felice, insieme ai miei genitori, giovani, ai miei fratelli, ragazzi, bambini... Oggi mi sono ritrovato a fare il punto della mia vita. Solo, vagavo per quelle stanze così vuote e desolate... restavo immobile al centro di ognuna d'essa ad annusarne i profumi che un tempo sentivo, ad ascoltare i rumori, le risate, le grida, a rivivere le feste, le discussioni, i gesti d'affetto... La mia cameretta, così triste che sembrava piangere... ogni passo un aneddoto, ogni metro un ricordo. E mamma in ognuno d'essi. E poi la sua stanza... la camera da letto... le serate d'inverno in cui passavo a salutarla prima di andare a letto... o lei distesa in mezzo al letto a sfogliare i settimanali gossippari che adorava... la musica a tutto volume... i miei sogni... i loro... i suoi... E poi, in ultimo, la camera su in terrazza, la soffitta, laddove ho trovato 3 grossi scatoloni e 2 borsoni. Li ho aperti ed ho ritrovato i quaderni, i diari di scuola, i miei libri delle elementari, i miei album Panini dei calciatori, taccuini pieni pieni di statistiche sui calciatori stessi, la mia antica passione legata al sogno di poter fare, da grande, il giornalista sportivo... Prima di uscire ho voluto saltare l'ultima rampa di scale interne scavalcando il passamano come la vecchia pubblicità dell'Olio Cuore... lo facevo quando, da ragazzo, correvo via a vivere la mia indipendenza con i miei amici che bussavano alla porta di casa: Fabrizio, Stefano, Lelle... e quando sono atterrato giù da quel salto non ce l'ho fatta: l'armatura è crollata... il muro si è sfaldato... il sorriso ha lasciato il posto alle lacrime... copiose... discrete prima... singhiozzi, poi... Mio padre mi ha abbracciato forte... E dopo, tutto si è chiuso definitivamente con un tonfo di porta. Forse, a 45 anni, sono diventato davvero un uomo... chissà... o forse quel perenne ragazzino resterà sempre in me, pronto a saltare a piè pari, per l'ennesima volta, quell'ultima rampa di scale...
lunedì 2 luglio 2018
I "PACCHI" DI ZAMPA: ANTONINO ASTA
Ivan Trigona.
sabato 31 marzo 2018
martedì 27 marzo 2018
lunedì 26 marzo 2018
giovedì 22 marzo 2018
domenica 18 febbraio 2018
I "PACCHII" DI ZAMPA: FRANCESCO MODESTO
Carissimi amici e compagni di tifo rosanero, questa sera inauguriamo una nuova rubrica.
Dopo "I MIEI PALERMO" e "CAPITANI ROSANERO" i cui pezzi potrete, se vorrete, rileggere all'interno del mio blog "http://ivantrigona.blogspot.it/" inizieremo da stasera a ripercorrere i fallimenti stagionali dell'era Zampariniana perchè, se è vero che il friulano ha avuto il grande merito di scovare e di portare qui a Palermo dei giocatori di caratura internazionale anche in tenerà età (salvo poi rivenderli per 4 lire) è anche vero che parecchie sono state le cantonate prese e spesso molto bonariamente dimenticate da tutti noi tifosi. La prima stagione di Maurizio Zamparini all'ombra del "Pellegrino" fu la 2002/2003; l'estate dell'esodo veneziano; la barzelletta dei furgoncini pieni di giocatori del Venezia di colpo catapultati con ogni mezzo giù, agli antipodi, proprio in quel di Palermo che era appena stato acquistato dal vulcanico ed instabile (già allora) patron. Tra i tanti giocatori che fecero le valigie e raggiunsero Palermo ve ne fu uno, un giovane, un ventenne appena arrivato in laguna dalla lontana Cosenza laddove aveva appena giocato un campionato di serie B da titolare, come terzino sinistro, lasciando molti addetti ai lavori a bocca aperta. Quel giocatore si chiamava Francesco Modesto. Francesco è nato a Crotone il 16 febbraio del 1982, sinistro di piede e di ruolo, cresciuto nel quartiere operaio di Crotone “La Unitaria” da dove iniziò a tirare i primi calci ad un pallone e da cui spiccò il volo proprio in direzione Cosenza prima e Venezia poi salvo ritrovarsi, per l'appunto, inaspettatamente nuovamente nel profondo sud con la maglia rosanero addosso. Di quel ragazzo calabrese si diceva un gran bene tant'è che si vociferava che avesse richiamato perfino l’attenzione di un club di caratura mondiale come il Barcellona.
<<Non so quanto fosse vero quell’interessamento - dichiarò in quel periodo ai media il giovane Francesco - ma so di certo che durante la gara Cosenza-Ternana in tribuna c’erano osservatori della società spagnola: era il mio momento migliore e c’erano altre squadre che mi seguivano. Poi invece, sono finito al Venezia>>... e quindi, aggiungiamo noi, al Palermo. Non fu mai chiara l'entità dell'operazione economica che portò Modesto da Cosenza a Venezia ma Zamparini puntava molto su questo ragazzo che avrebbe potuto rappresentare già allora per lui una bella speranza di "plusvalenza" futura. Ma non sempre le cose vanno come si vorrebbe, specie nel calcio, e così Francesco Modesto a Palermo visse una stagione e mezza in assoluta penombra, ricavandosi spazi irrisori (13 presenze in un anno e mezzo di cui solo qualcuna da titolare) e, soprattutto, venendo ricordato più per le innumerevoli incertezze tecniche che per le prodezze in campo. Modesto venne ceduto dapprima in prestito, nel gennaio del 2004, all'Ascoli per poi far ritorno a Palermo ed essere defitinivamente venduto, nell'estate del 2005 alla Reggina. Tutto sommato, lontano da Palermo, Modesto riuscì a ritagliarsi degli spazi importanti giocando dei buonissimi campionati nella massima serie proprio in quel di Reggio Calabria ma anche di Genoa (militando nella quale conobbe il massimo fulgore della propria carriera ed il massimo valore di mercato mai raggiunto pari a circa 6.000.000 di €), Bologna, Parma, Pescara per poi chiudere la propria carriera tra la serie cadetta con Padova e Crotone e, nel 2017, in Lega Pro, nel Rende ma non prima di aver vissuto alcune disavventure giudiziarie convogliate nel suo arresto per usura nel 2014, salvo poi essere, in seguito, riabilitato al termine delle indagini poichè tirato in mezzo senza alcuna base reale, sembra solo per vendetta, da un malavitoso che lo stesso Modesto aveva precedentemente denunciato. Oggi Modesto ha preso il patentino di allenatore ed allena proprio la Berretti della sua ultima squadra professionistica: il Rende e noi gli inviamo il nostro più sincero "In bocca al lupo" perchè possa intraprendere una carriera da "mister" ancor più soddisfacente di quella trascorsa come calciatore.
IVAN TRIGONA
Dopo "I MIEI PALERMO" e "CAPITANI ROSANERO" i cui pezzi potrete, se vorrete, rileggere all'interno del mio blog "http://ivantrigona.blogspot.it/" inizieremo da stasera a ripercorrere i fallimenti stagionali dell'era Zampariniana perchè, se è vero che il friulano ha avuto il grande merito di scovare e di portare qui a Palermo dei giocatori di caratura internazionale anche in tenerà età (salvo poi rivenderli per 4 lire) è anche vero che parecchie sono state le cantonate prese e spesso molto bonariamente dimenticate da tutti noi tifosi. La prima stagione di Maurizio Zamparini all'ombra del "Pellegrino" fu la 2002/2003; l'estate dell'esodo veneziano; la barzelletta dei furgoncini pieni di giocatori del Venezia di colpo catapultati con ogni mezzo giù, agli antipodi, proprio in quel di Palermo che era appena stato acquistato dal vulcanico ed instabile (già allora) patron. Tra i tanti giocatori che fecero le valigie e raggiunsero Palermo ve ne fu uno, un giovane, un ventenne appena arrivato in laguna dalla lontana Cosenza laddove aveva appena giocato un campionato di serie B da titolare, come terzino sinistro, lasciando molti addetti ai lavori a bocca aperta. Quel giocatore si chiamava Francesco Modesto. Francesco è nato a Crotone il 16 febbraio del 1982, sinistro di piede e di ruolo, cresciuto nel quartiere operaio di Crotone “La Unitaria” da dove iniziò a tirare i primi calci ad un pallone e da cui spiccò il volo proprio in direzione Cosenza prima e Venezia poi salvo ritrovarsi, per l'appunto, inaspettatamente nuovamente nel profondo sud con la maglia rosanero addosso. Di quel ragazzo calabrese si diceva un gran bene tant'è che si vociferava che avesse richiamato perfino l’attenzione di un club di caratura mondiale come il Barcellona.
<<Non so quanto fosse vero quell’interessamento - dichiarò in quel periodo ai media il giovane Francesco - ma so di certo che durante la gara Cosenza-Ternana in tribuna c’erano osservatori della società spagnola: era il mio momento migliore e c’erano altre squadre che mi seguivano. Poi invece, sono finito al Venezia>>... e quindi, aggiungiamo noi, al Palermo. Non fu mai chiara l'entità dell'operazione economica che portò Modesto da Cosenza a Venezia ma Zamparini puntava molto su questo ragazzo che avrebbe potuto rappresentare già allora per lui una bella speranza di "plusvalenza" futura. Ma non sempre le cose vanno come si vorrebbe, specie nel calcio, e così Francesco Modesto a Palermo visse una stagione e mezza in assoluta penombra, ricavandosi spazi irrisori (13 presenze in un anno e mezzo di cui solo qualcuna da titolare) e, soprattutto, venendo ricordato più per le innumerevoli incertezze tecniche che per le prodezze in campo. Modesto venne ceduto dapprima in prestito, nel gennaio del 2004, all'Ascoli per poi far ritorno a Palermo ed essere defitinivamente venduto, nell'estate del 2005 alla Reggina. Tutto sommato, lontano da Palermo, Modesto riuscì a ritagliarsi degli spazi importanti giocando dei buonissimi campionati nella massima serie proprio in quel di Reggio Calabria ma anche di Genoa (militando nella quale conobbe il massimo fulgore della propria carriera ed il massimo valore di mercato mai raggiunto pari a circa 6.000.000 di €), Bologna, Parma, Pescara per poi chiudere la propria carriera tra la serie cadetta con Padova e Crotone e, nel 2017, in Lega Pro, nel Rende ma non prima di aver vissuto alcune disavventure giudiziarie convogliate nel suo arresto per usura nel 2014, salvo poi essere, in seguito, riabilitato al termine delle indagini poichè tirato in mezzo senza alcuna base reale, sembra solo per vendetta, da un malavitoso che lo stesso Modesto aveva precedentemente denunciato. Oggi Modesto ha preso il patentino di allenatore ed allena proprio la Berretti della sua ultima squadra professionistica: il Rende e noi gli inviamo il nostro più sincero "In bocca al lupo" perchè possa intraprendere una carriera da "mister" ancor più soddisfacente di quella trascorsa come calciatore.
IVAN TRIGONA
domenica 7 gennaio 2018
CAPITANI ROSANERO: MAX CAPPIOLI
Raccontarvi di Max Cappioli, il decimo capitano della nostra rassegna, non è facile. Max è stato uno dei capitani più amati dal tifo palermitano, pur essendo rimasto all’ombra del “Pellegrino” per sole 2 stagioni e lo è stato per la sua carriera prestigiosa, per le sue doti tecniche, agonistiche e carismatiche ma, soprattutto, perché Cappioli, se vogliamo, è stato il simbolo dell’evoluzione e dell’inizio dell’emancipazione calcistica del Palermo dopo anni ed anni di “oscurantismo”. Massimiliano Cappioli nasce a Roma il 17 gennaio del 1968 e proprio a Roma cresce calcisticamente iniziando a tirar calci nel “Pescatori Ostia”, squadra di borgata capitolina fondata da un gruppo di “barcaroli” negli anni settanta e nella quale, oltre al nostro protagonista, iniziarono la propria carriera altri ragazzini che riuscirono a diventare dei calciatori veri: Andrea Silenzi, Alessio Scarchilli, Antonio Criniti su tutti e dove chiuse la propria carriera, oltre a Cappioli stesso, anche il compagno in maglia giallorossa Marco Del Vecchio. Dai racconti di alcuni dei personaggi di cui sopra, in particolare di Andrea Silenzi, sembra che fin da giovanissimo a Max Cappioli piacesse mettere in bella mostra le proprie, spiccate, qualità tecniche ed una gran personalità. Come nelle più belle favole Cappioli venne notato dalla Roma alla quale venne ceduto. Lì ebbe modo di formarsi definitivamente come calciatore e a 18 anni venne ceduto “per farsi le ossa” al Cagliari, squadra nella quale rimase per ben 5 stagioni collezionando la bellezza di 3 promozioni consecutive che lo portarono dalla serie C1 fino all’esordio in serie A a 22 anni. Max Cappioli giocherà in carriera ben 380 partite da professionista (246 in serie A, 60 in B e 74 in C1) siglando la bellezza di 66 reti (35 nella massima serie, 10 tra i cadetti e 21 in C1) un ottimo bottino per un regista seppur con qualità abbastanza offensive ed uno spiccato senso del gol: più che un numero "10" avremmo potuto definirlo un "10 e 1/2". Nello “score” di Massimiliano Cappioli anche la soddisfazione di una presenza con la maglia azzurra della Nazionale maggiore, il 16 febbraio del 1994 a Napoli in Italia-Francia che, però, si concluse con una sconfitta casalinga per 0-1. Cappioli giunse in maglia rosanero nel luglio del 2000, proprio nel primo mercato condotto dalla gestione Sensi e rappresentò l’acquisto di grido, quello di prestigio con cui proprio il patron della Roma si presentò al pubblico della sua nuova squadra. L’acquisto di Cappioli significava un’inversione di tendenza rispetto al passato: la dichiarazione palese del proprio obiettivo… un Palermo nella massima serie. Quel Palermo militava ancora in C1 e Cappioli arrivava a Palermo dopo ben 13 campionati consecutivi in serie A in piazze come Cagliari, Udinese, Bologna, Perugia ma soprattutto Roma. Per lui forse si trattò di una scelta di vita più che professionale visto che sia in serie A che in serie B, nonostante i suoi 32 anni, le offerte non gli sarebbero certamente mancate non essendo, comunque, ancora calcisticamente “cotto” e, soprattutto, essendosi mantenuto integro fisicamente, così com'ebbe modo di dimostrare ampiamente proprio a Palermo. Con il Palermo Cappioli scese in campo 57 volte segnando 16 gol in 2 stagioni: la prima in terza serie al termine della quale contribuì fortemente ad una straordinaria promozione e la seconda proprio in serie cadetta, un pizzico più in ombra rispetto alla prima ma pur sempre da gran protagonista ed immenso punto di riferimento per lo spogliatoio e per la piazza intera. Rintraccio Cappioli in una zona telefonicamente proibitiva e la mia prima domanda lo interroga proprio sul significato della parola Palermo per i suoi… sensi: <<Palermo vuol dire tante cose: un periodo fantastico, una piazza entusiasta che mi amò fin da subito, un ottimo momento calcistico ma anche tanto sole, il mare… Mondello. A Palermo mi trovai benissimo anche per via di certe analogie che ritrovai tra il capoluogo siculo e la mia città natìa, Roma: il calore della gente, il tifo appassionato ed esigente ma anche molti problemi relativi al quotidiano ed un enorme, caotico, traffico!!>> e qui a Max sfugge una risata solare, una di quelle che hanno sempre accompagnato questo personaggio così disponibile e schietto: un capitano vero per società, squadra e tifosi. <<Ricordo – continua Cappioli – parecchi momenti particolarmente felici ma indimenticabile fu l’accoglienza riservatami dai tifosi al mio arrivo così come la cavalcata dalla C1 alla B dopo un campionato condotto alla grande (ma che si materializzò in quella maniera così sofferta, al cardiopalma, in extremis per la “debacle” del Messina in quel di Avellino ndr) ma, soprattutto, la mia doppietta al Catania nel primo derby giocato: un momento straordinariamente felice>>. Ma fra tanti ricordi belli non ne può mancare almeno uno un po’ più triste ed è proprio questa la fase in cui colgo una leggera stilla di stizza nel nostro capitano “de Roma”: <<La mia seconda stagione a Palermo non fu proprio come me l’ero sognata. Avevamo cambiato allenatore e mi ritrovai ad esser impiegato molto meno pur riuscendo comunque a contribuire al raggiungimento del decimo posto finale>> poi continua: <<di quella squadra ho mantenuto rapporti più frequenti con Daniele Di Donato, con cui ci sentiamo spesso. Anche con altri occasionalmente ci si sente ma è con Daniele che si sono mantenuti i rapporti più amichevoli>>. A distanza di 15 anni Cappioli, dopo alcune brevissime esperienze da allenatore, ha deciso di lasciare il calcio e di seguirlo da lontano: <<Ormai faccio lo spettatore, a Bali, in Indonesia, dove vivo per 10 mesi all’anno>> ci spiega Max suscitando in chi lo ha apprezzato profondamente da calciatore un pizzico di rammarico per cotanto sapere calcistico volutamente messo in naftalina. Chissà… magari un giorno deciderà di tornare a legare il proprio cognome al nostro calcio a cui ha dato tanto e da cui ha avuto altrettanto nella propria vita. Come già detto il precario collegamento telefonico non mi permette di stabilire una conversazione ideale: Max Cappioli si trova nella hall di un albergo in montagna ed ha dovuto cercare una postazione idonea per mantenere il segnale percepibile e poter rispondere al mio contatto, come promessomi il giorno prima ma la sua disponibilità mi offre lo spunto per l’ultima richiesta: l’ormai consueto “consiglio del capitano” alla tifoseria Rosanero e di “PALERMO IN ROSA&NERO” in particolare: <<Io credo che questi calciatori si stiano meritando la stima di voi tifosi dimostrando ampiamente il proprio impegno, il proprio senso di appartenenza ed ottenendo dei risultati notevoli fino al raggiungimento della vetta della classifica. I tifosi non devono cedere alla voglia di contestare la società ma dovrebbero star vicini alla squadra per poter godere di un obiettivo comune: il ritorno in serie A!!>>. Come diceva lo slogan di una nota pubblciità di merendine di quando ero bambino: “LA MORALE E’ SEMPRE QUELLA…” adesso tocca a noi!! A buon intenditor…
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