Stagione 2016/17. E’ la stagione peggiore dell’era Zamparini. Il
Palermo, che l’anno precedente si era salvato per il rotto della cuffia
in serie A, ricomincia la nuova stagione non più con gli stessi
propositi dell’anno precedente ma, semmai possibile, ben peggiori. Chi
si aspettava che Zamparini avesse fatto tesoro del campionato di
sofferenza appena concluso si sbagliava di grosso. Il friulano non solo
non valorizza l’esperienza vissuta ma fa qualcosa di più tragico:
persevera e sotterra ogni suo progetto atto alla crescità del nostro
Palermo. Come se volesse deliberatamente farla pagare agli artefici
della salvezza del 2016 vende Sorrentino, Vazquez e non rinnova i
contratti di Gilardino e di Maresca. Al loro posto inserisce in organico
dei ragazzi senza alcuna esperienza; perfetti sconosciuti provenienti
dai campionati dell’est dell’Europa ma quasi tutti, casualmente,
rappresentati dallo stesso manager, il suo fraterno amico Davor
Curkovic: Nestorovski, Posavec, Balogh, Sallai e poi, più avanti anche
Stefan Silva e Toni Sunijc oltre ai riconfermati Jajalo, Andelkovic e
Chochev. In panchina resta Ballardini al quale vengono promessi i tanto
fatidici rinforzi che, però, non arriveranno mai. Ballardini, che
d’estate si era professato “garante” del mercato del Palermo, incassa il
colpo e resiste solo 2 partite: dopo l’insperato pareggio di San Siro
contro l’Inter il ravennate rassegna le sue dimissioni irrevocabili. Al
suo posto viene chiamato il giovane Roberto De Zerbi, tecnico
proveniente dalla Lega Pro di cui si dice un gran bene. Sotto la guida
di De Zerbi il Palermo stabilisce alcuni dei suoi peggiori record di
sempre, primo tra tutti quello del maggior numero di sconfitte
consecutive in serie A: 7. La stagione è di quelle davvero tristi. Il
Palermo non gioca al calcio ma vede giocare gli avversari e il Barbera
diviene terra di conquista per chiunque. Il primo punto in casa viene
guadagnato solo a dicembre contro un Pescara davvero modesto ma tuttavia
ben più organizzato di quel Palermo. Dopo la parentesi De Zerbi viene
convinto a tornare laddove era stato un idolo da giocatore, l’ex
capitano e leader assoluto Eugenio Corini ma il Genio non compie una
scelta felice. Anche sotto la sua guida la squadra, di una modestia
assoluta, non decolla ma inizia a giocare un calcio più aggressivo e
propositivo. Sotto la guida di Corini il Palermo peggiora il record di
sconfitte consecutive nel campionato di serie A portandolo a ben 9
incontri. Corini regge per 7 gare ma poi preferisce andar via perché
ravvisa l’impossibilità a lavorare in un contesto ben diverso da quello
ch’egli stesso aveva lasciato alcuni anni prima. Il dopo Corini si
chiama Diego Lopez, ex bandiera del Cagliari ma anche la guida
dell’uruguagio si rivela un fallimento. La farsa della panchina rosanero
continua e dopo Lopez viene chiamato Diego Bortoluzzi, ex secondo
storico di Francesco Guidolin. Bortoluzzi non fa malaccio e tra tutti i
tecnici visti nel corso di quella maledetta stagione è quello che
ottiene l’andamento migliore: su 8 partite colleziona 3 vittorie, 2
pareggi e 3 sconfitte. Ci si aspetta una sua riconferma di stima per la
stagione successiva in B ma nell’illogica delle cose zampariniane non
verrà riconfermato. A febbraio, intanto, si apre la “querelle” per la
cessione della società. Zamparini rivela una trattativa molto ben
avviata con l’italo-americano Paul Baccaglini al quale, poco dopo,
passerà la presidenza (onoraria) della società in attesa della
definitiva cessione che viene preannunciata per il mese di aprile. Mese
dopo mese, però, verrà posticipata la scadenza della cessione fino al
paventato fallimento della trattativa che riconsegna il Palermo calcio
nelle mani di Zamparini. L’ennesima commedia viene, quindi, portata a
termine. Va in porto il tentativo scientifico del diabolico friulano di
alleggerire le tensioni, legate ad una retrocessione grottesca, dalle
proprie spalle. Il Palermo chiude al penultimo posto un campionato
davvero molto modesto. Sarebbe bastato ben poco per poter salvare la
categoria ma l’immobilismo della società ha fatto si che risultasse
difficile affermarsi anche contro gli avversari più deboli. La
formazione che abbiamo scelto non è casuale bensì una delle poche
schierate nel corso della stagione in maglia nera, la terza maglia:
frutto di un’accurata nostra scelta per identificare al meglio il colore
più adatto alla morte sportiva di un progetto che non doveva finire
così. Nella foto qui sotto si riconoscono in alto: Morganella, Gonzalez,
Sunjic, Goldaniga, Posavec, Rispoli. In basso: Sallai, Nestorovski,
Gazzi, Lo Faso, Jajalo.
Ivan Trigona
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