domenica 8 ottobre 2017

I MIEI PALERMO: 2016/17

Stagione 2016/17. E’ la stagione peggiore dell’era Zamparini. Il Palermo, che l’anno precedente si era salvato per il rotto della cuffia in serie A, ricomincia la nuova stagione non più con gli stessi propositi dell’anno precedente ma, semmai possibile, ben peggiori. Chi si aspettava che Zamparini avesse fatto tesoro del campionato di sofferenza appena concluso si sbagliava di grosso. Il friulano non solo non valorizza l’esperienza vissuta ma fa qualcosa di più tragico: persevera e sotterra ogni suo progetto atto alla crescità del nostro Palermo. Come se volesse deliberatamente farla pagare agli artefici della salvezza del 2016 vende Sorrentino, Vazquez e non rinnova i contratti di Gilardino e di Maresca. Al loro posto inserisce in organico dei ragazzi senza alcuna esperienza; perfetti sconosciuti provenienti dai campionati dell’est dell’Europa ma quasi tutti, casualmente, rappresentati dallo stesso manager, il suo fraterno amico Davor Curkovic: Nestorovski, Posavec, Balogh, Sallai e poi, più avanti anche Stefan Silva e Toni Sunijc oltre ai riconfermati Jajalo, Andelkovic e Chochev. In panchina resta Ballardini al quale vengono promessi i tanto fatidici rinforzi che, però, non arriveranno mai. Ballardini, che d’estate si era professato “garante” del mercato del Palermo, incassa il colpo e resiste solo 2 partite: dopo l’insperato pareggio di San Siro contro l’Inter il ravennate rassegna le sue dimissioni irrevocabili. Al suo posto viene chiamato il giovane Roberto De Zerbi, tecnico proveniente dalla Lega Pro di cui si dice un gran bene. Sotto la guida di De Zerbi il Palermo stabilisce alcuni dei suoi peggiori record di sempre, primo tra tutti quello del maggior numero di sconfitte consecutive in serie A: 7. La stagione è di quelle davvero tristi. Il Palermo non gioca al calcio ma vede giocare gli avversari e il Barbera diviene terra di conquista per chiunque. Il primo punto in casa viene guadagnato solo a dicembre contro un Pescara davvero modesto ma tuttavia ben più organizzato di quel Palermo. Dopo la parentesi De Zerbi viene convinto a tornare laddove era stato un idolo da giocatore, l’ex capitano e leader assoluto Eugenio Corini ma il Genio non compie una scelta felice. Anche sotto la sua guida la squadra, di una modestia assoluta, non decolla ma inizia a giocare un calcio più aggressivo e propositivo. Sotto la guida di Corini il Palermo peggiora il record di sconfitte consecutive nel campionato di serie A portandolo a ben 9 incontri. Corini regge per 7 gare ma poi preferisce andar via perché ravvisa l’impossibilità a lavorare in un contesto ben diverso da quello ch’egli stesso aveva lasciato alcuni anni prima. Il dopo Corini si chiama Diego Lopez, ex bandiera del Cagliari ma anche la guida dell’uruguagio si rivela un fallimento. La farsa della panchina rosanero continua e dopo Lopez viene chiamato Diego Bortoluzzi, ex secondo storico di Francesco Guidolin. Bortoluzzi non fa malaccio e tra tutti i tecnici visti nel corso di quella maledetta stagione è quello che ottiene l’andamento migliore: su 8 partite colleziona 3 vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte. Ci si aspetta una sua riconferma di stima per la stagione successiva in B ma nell’illogica delle cose zampariniane non verrà riconfermato. A febbraio, intanto, si apre la “querelle” per la cessione della società. Zamparini rivela una trattativa molto ben avviata con l’italo-americano Paul Baccaglini al quale, poco dopo, passerà la presidenza (onoraria) della società in attesa della definitiva cessione che viene preannunciata per il mese di aprile. Mese dopo mese, però, verrà posticipata la scadenza della cessione fino al paventato fallimento della trattativa che riconsegna il Palermo calcio nelle mani di Zamparini. L’ennesima commedia viene, quindi, portata a termine. Va in porto il tentativo scientifico del diabolico friulano di alleggerire le tensioni, legate ad una retrocessione grottesca, dalle proprie spalle. Il Palermo chiude al penultimo posto un campionato davvero molto modesto. Sarebbe bastato ben poco per poter salvare la categoria ma l’immobilismo della società ha fatto si che risultasse difficile affermarsi anche contro gli avversari più deboli. La formazione che abbiamo scelto non è casuale bensì una delle poche schierate nel corso della stagione in maglia nera, la terza maglia: frutto di un’accurata nostra scelta per identificare al meglio il colore più adatto alla morte sportiva di un progetto che non doveva finire così. Nella foto qui sotto si riconoscono in alto: Morganella, Gonzalez, Sunjic, Goldaniga, Posavec, Rispoli. In basso: Sallai, Nestorovski, Gazzi, Lo Faso, Jajalo.

Ivan Trigona


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