venerdì 17 aprile 2020

ROCCO MACRI'... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del Coronavirus

Nella lunghissima storia del Palermo sono tante le formazioni rimaste nel cuore dei numerosi tifosi delle varie generazioni, ciò a prescindere dalle categorie nelle quali i Rosanero si trovassero. Una delle formazioni più amate è stata certamente quella della rinascita susseguente al fallimento del 1986, identificata spesso come "il Palermo di Pino Caramanno" che ne fu l'allenatore. Uno dei giocatori espressamente richiesti dal tecnico di Piana degli Albanesi fu un certo Rocco Macrì, giovane trequartista che aveva già giocato per Caramanno nelle fila della Reggina, squadra della città in cui il giocatore nacque il 21/03/1966. In quella squadra totalmente rifondata Macrì venne subito inserito nell'undici titolare risultando, a fine stagione e a promozione ampiamente ottenuta, come tra i giocatori più presenti e più decisivi per i suoi equilibri. Quella formazione stravinse il proprio girone di C2 inondando di gioia la popolazione palermitana fresca reduce dalla terribile delusione del fallimento e della conseguente esclusione dal campionato di serie B. Per Macrì, alla fine, 30 presenze condite da 3 gol e numerosi assist per le punte Casale, D'Este, Nuccio e Perfetto. Nella seconda stagione, 1988/89, in C1 sotto la guida di Rumignani, Macrì non riuscì a trovare subito lo stesso spazio ottenuto nel campionato precedente. Gli arrivi di Cappellacci e di Butti relegarono Rocco in panchina ma il reggino non si abbattè e, allenamento dopo allenamento, riuscì a convincere Rumignani che lo ripagó con la sua fiducia. Macrì riuscì a scendere in campo ben 24 volte non segnando alcuna rete ma quel Palermo mancò il doppio salto, e quindi il ritorno in serie B, proprio all'ultima giornata pareggiando lo scontro diretto contro il Foggia allenato proprio dall'ex Pino Caramanno. Negli anni a seguire il connubio Macrì-Caramanno proseguì su altre piazze proprio in virtù della stima che l'allenatore nutriva verso quel giocatore così fondamentale per i suoi schemi. Ho rintracciato Rocco per conoscere il suo pensiero sul periodo-Coronavirus che stiamo vivendo e dal suo punto di vista ho riconosciuto esattamente la sua indole tosta e combattiva di sempre: <<A livello sanitario soffriamo delle risorse mancanti, ridotte o sperperate nel tempo dalla nostra classe politica. Ciò proprio perché nelle nomine dei vari responsabili regionali ritengo non si sia mai seguito il  criterio del merito. A livello economico siamo proprio allo sfascio: continuano a prenderci solo in giro contando nell'abulia di un popolo, ahimè, incapace di farsi rispettare, come, invece, avviene nelle altre nazioni. Per ciò che riguarda lo sport ci si trova in una situazione surreale. Penso che le prime di ogni campionato dovrebbero essere promosse mentre per il resto delle squadre bisognerebbe impostare play-off e  play-out in modo da consentire di terminare la stagione sulla base delle attuali classifiche. Merita un discorso a parte solo la serie A>>. Il punto di vista di Macrì è duro e deciso come può esserlo quello di noi gente del sud che per troppo tempo abbiamo subito, e continuiamo a subire, illusioni politiche che negli anni non sono comunque mai riuscite a sollevare il meridione fino a raggiungere condizioni economiche e sociali quantomeno accettabili. Ma a questo punto viene fuori il cuore Rosanero di Rocco: <<Il richiamo di Paermo per me è troppo forte. Per questo voglio inviare un caro saluto all'intera Palermo calcistica!>>. Ed io, caro Rocco, mi faccio volentieri portavoce di un così sincero e affettuoso saluto che la tifoseria Rosanero ricambierà, di certo, come suo solito, con altrettanto affetto.

IVAN TRIGONA


mercoledì 15 aprile 2020

CESIDIO ODDI... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del Coronavirus

Quest'oggi torniamo a parlare di un portiere,  ruolo per il quale il Palermo ha sempre, storicamente, mostrato grande attenzione: Anzolin, Mattrel, Ferretti, Girardi, Frison, Piagnerelli, Paleari, Taglialatela, Berti, Sicignano, Fontana, Sirigu, Sorrentino sono solo alcuni tra i "guardiapali" che più hanno lasciato il segno nel cuore dei tifosi Rosanero di sempre e poi, lì in mezzo, ci sta anche lui, il nostro Cuore Rosanero di oggi: Cesidio Oddi. Abruzzese di Trasacco, Oddi arrivò a Palermo a 23 anni, nel 1980, prelevato dall'Aquila laddove si era messo parecchio in mostra vincendo anche un campionato di serie D. In quel primo campionato in maglia rosa con Nando Veneranda in panchina, Oddi partì titolare ma quello era un campionato molto particolare: il Palermo partiva con una penalizzazione di 5 punti per via della recentissima inchiesta per il  calcioscommesse che vide tra i responsabili anche il rosa Magherini. Una stagione molto tosta, quindi, nel corso della quale Oddi si infortunó gravemente venendo sostituito nel da Lorenzo Frison. Il Palermo riuscì a salvarsi per il rotto della cuffia; Oddi ottenne 17 presenze con 16 gol subiti. Il portiere abruzzese rimase per un'altra stagione. Il Palermo aveva fiducia in lui e decise di aspettare il suo recupero. Quel  suo secondo campionato in rosa partì sotto altre premesse. Panchina a Mimmo Renna e stagione quasi perfetta se non fosse stato per quelle maledette ultime partite esterne che costarono al Palermo la promozione in serie A. La stagione di Oddi si mosse in direzione opposta alla, precedente: fu lui a dover sostituire il gravemente infortunato Piagnerelli pur non essendo ancora totalmente recuperato. Anche in quella stagione Oddi diede il suo bel contributo andando in porta 23 volte, subendo 19 reti in una squadra che rimarrà per sempre nel cuore e nella memoria dei tifosi Rosanero fino ai nostri giorni. Nel corso di quell'estate Oddi verrà, però, ceduto alla Cremonese che lo girerà al Cosenza. Il suo rapporto con Palermo rimarrà, tuttavia, sempre molto stretto: proprio a Palermo, a Mondello in particolare, Oddi conobbe una ragazza danese con cui si legò sentimentalmente per parecchi anni e che divenne la madre dei suoi figli. Nel corso della sua carriera, negli anni a venire, Oddi divenne famoso per essere stato l'unico estremo difensore capace di segnare una doppietta in una partita ufficiale di un campionato professionistico in Italia, record che ancor oggi resiste non essendo stato ancora eguagliato da nessun altro portiere. Durante la partita Nocerina-Cagliari del torneo di serie C1, il 6 marzo 1988, in una partita decisiva per la salvezza della sua Nocerina, ai campani vennero assegnati 2 calci di rigore che mister Montefusco volle far battere proprio a Cesidio che, secondo lui, era quello più pronto mentalmente e caratterialmente a reggere una tal pressione. Una sorta di rivincita per lui che, paradossalmente, per via della giovane età aveva spesso confessato di aver sentito parecchio la pressione della "Favorita" piena durante la sua esperienza palermitana. Da me contattato, ha anche lui espresso il proprio parere sulla situazione legata al Coronavirus: <<Il mio pensiero credo che sia un po' quello di tutti. Viviamo una situazione preoccupante, non solo per il virus ma, soprattutto, per quello che sarà dopo a livello economico. Credo che non abbiamo una classe politica che ci possa tirar fuori da questa situazione>>. Cesidio ci esterna così il suo pensiero abbracciando vari aspetti inerenti la crisi causata dal Covid 19, non ultimo quello prettamente sportivo: << A livello calcistico, visto che sia io che il Palermo siamo interessati per motivi diversi alla stagione in corso {Oddi allena i portieri del Ladispoli che al momento del blocco dei campionati era penultimo nel girone G di serie D} il mio pensiero è che sarà difficile portare a termine questo campionato ma vedremo cosa succederà. Se dipendesse da me io manderei in Lega Pro le prime due di ogni girone e bloccherei le retrocessioni; comunque aspettiamo e vediamo cosa decideranno i vertici. Intanto mando un abbraccio a tutta Palermo.😘😘>>... e sono certo che i tifosi abbracceranno idealmente lui, Cesidio Oddi: promettente ma sfortunato portiere di un Palermo d'altri tempi che sognava la serie A.

IVAN TRIGONA


martedì 14 aprile 2020

GIAMPAOLO MONTESANO... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del Coronavirus

Il Cuore Rosanero di oggi è un personaggio che negli anni ottanta ha letteralmente fatto impazzire il pubblico palermitano. Per parlare di lui, però, cercherò di non eccedere con i complimenti perché chi lo conosce bene sa che questi non lo fanno proprio impazzire. Se parli di Giampaolo Montesano a un tifoso del Palermo non potrai non notare una luce in fondo ai suoi occhi... Un bagliore dettato dal perfetto connubio tra entusiasmo ed amore sportivo perché lui, Giampaolo, nei suoi 5 anni a Palermo ha davvero giocato come in pochissimi hanno saputo fare lasciando che i tifosi potessero innamorarsi di lui. La sua caratteristica più apprezzata era il dribbling... Un dribbling stretto, ubriacante, funambolico, a volte perfino mortificante per il proprio marcatore che spesso con lui non sapeva che pesci prendere. Montesano amava giocare e, soprattutto, adorava farlo divertendosi: partiva palla al piede, saltava un avversario, il secondo, poi magari tornava indietro per rimarcarli entrambi... Se avesse potuto avrebbe dribblato pure se stesso o la propria ombra ma le leggi della fisica non glielo consentivano. Montesano arrivò a Palermo nel 1979 prelevato dal Varese: un lungo salto nel profondo sud che lo avrebbe lanciato verso una bella carriera. Se solo avesse "visto la porta" un po' di più avrebbe forse potuto ambire a palcoscenici da prima fascia del campionato di serie A ma lui era così: genio e sregolatezza... Follia e foga... Coraggio ed entusiasmo. Non si poteva imbrigliarlo con compiti di copertura o di marcatura: sarebbe stato come voler conservare un ghiacciolo sotto la sabbia del Sahara o come chiedere a un Leone di far finta di non vedere una gazzella sotto al proprio naso. In Rosanero Giampaolo conobbe ben 3 presidenze societarie: quella di Renzo Barbera, quella di Gaspare Gambino e quella di Roberto Parisi per non parlare degli allenatori che lo guidarono: Cadè, Veneranda, Di Bella, Renna, Giagnoni e Landoni... Tanti... Ma lui giocò sempre da titolare, stagione dopo stagione. A Palermo,  sempre in serie B, scese in campo ben 170 volte segnando 21 gol. Varie volte, nel corso delle stagioni "i suoi Palermo" lottarono fino all'ultimo per tornare in serie A... Spesso ci andarono davvero vicino mancandola per qualche punticino ma nella sua ultima stagione, un Palermo sulla carta ben attrezzato si piazzó 17° retrocedendo per la prima volta nella propria storia in terza serie. Una delusione profonda per la tifoseria ma anche per chi come Montesano aveva sempre dato tutto per la maglia rosa. Giampaolo venne ceduto all'Udinese del grandissimo Zico, di Franco Causio e di Enzo Ferrari e si affacciò per la prima volta verso il calcio di serie A. Ho chiesto a Montesano il proprio parere sul momento-Coronavirus e lui, come suo solito, non ha perso occasione per esternare in maniera globale il suo concetto: <<In questo momento difficile, soprattutto nella mia regione, la cosa che mi colpisce  maggiormente è il veder morire le persone senza potere aver vicini i propri cari. Il calcio deve fermarsi a riflettere perché la vita  è più importante del business. Capisco che sarà difficile ma ora mi aspetto che tutti, ma proprio tutti, anche i potenti della terra, finita questa brutta e brutale esperienza possano tornare umani e solidali con chi, purtroppo, nella vita ha avuto meno fortuna. Io so che finita questa drammatica storia forse tutto tornerà come prima perché la maggior parte di noi umani ama il  potere e il denaro, ma spero con tutto il mio cuore che questa volta non sia così e che si torni ai veri valori e princìpi della vita. La mia non è retorica ma è proprio quello che sento dentro di me. Un caro abbraccio ai tifosi Rosanero>>. Un commento... un punto di vista fedele alla personalità di questo grande cuore Rosanero cui, personalmente, voglio un gran bene e per il quale nutro una immensa stima. Perché conoscere Giampaolo Montesano significa anche immergersi in un concentrato di verità, di sincerità, di schiettezza e di spontaneità... Valori amabili ed ormai quantomeno rari soprattutto in personaggi di un mondo, quello del calcio, sempre meno vero e sempre più ipocrita. E allora grazie, Giampaolo... "brasiliano" di Aulla... Tu che ci hai fatto amare un calcio che forse, nonostante i tanti anni di serie A, non abbiamo più ritrovato se non nei nostri cuori.

IVAN TRIGONA


lunedì 13 aprile 2020

VITO CHIMENTI... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del Coronavirus

Quando ero bambino, avrò avuto all'incirca 6 o 7 anni, iniziavo ad interessarmi al calcio; mi piaceva giocarci ed iniziavano a piacermi tantissimo le partite del Palermo che amavo seguire insieme a mio padre, anche lui grande tifoso Rosanero. Ricordo che quando, nel pomeriggio, scendevo giù nell'area giochi dello stabile in cui vivevamo, trovavo spesso "i grandi"... I ragazzi, quelli già in età adolescenziale, che si sfidavano in interminabili partite, molto ma molto accanite. Io stavo lì, fermo, quasi ammaliato a guardarli studiandoli a fondo e ricordo ancora nitidamente quando vidi fare per la prima volta ad uno di essi un gesto che, di primo acchito, mi parve una magia: scoprii solo più tardi che era "la bicicletta". Lui disse solo, rivolgendosi ad un altro con tono di sfida: <<T'a firi a fari Chimenti? >> ma l'altro non ci riuscì e quasi ruzzoló per terra nell'accogliere la sfida. Erano proprio i tempi in cui Vito Chimenti giocava con la maglia rosa del Palermo addosso... Erano i tempi in cui tantissimi tifosi s'innamorarono di questo giocatore. Vito arrivò a Palermo nel 1977 e rimase "solo" 2 stagioni, ma in quelle 2 stagioni lasciò un segno indelebile nelle memorie e nei cuori di un'intera tifoseria tanto che ancor oggi, dopo oltre 40 anni, moltissima  gente oltre a ricordarlo continua ad amarlo. Era un centravanti che riusciva a veder la porta con estrema facilità e gran mestiere. Alla sua prima stagione palermitana, nel 1977/78, sotto la guida di Nando Veneranda e la Presidenza del grandissimo Renzo Barbera, il Palermo chiuse al 6° posto, a soli 4 punti dalla quota promozione e Chimenti stupì tutti: maggior numero di presenze in squadra (38) e capocannoniere Rosanero con 16 reti segnate, terzo in classifica finale marcatori a soli 2 gol dal bomber vincitore, Massimo Palanca. Era il Palermo di Majo, Borsellino, Di Cicco, Vullo, Osellame, Citterio... E Palermo iniziò ad innamorarsi di quel centravanti tracagnotto che si faceva rispettare come pochi in area di rigore avversaria. Chimenti restò a Palermo anche per la stagione successiva, il mister rimase "El Gringo" Veneranda ma vi furono numerosi innesti come il ritorno di Ignazio Arcoleo, poi Silipo, Magherini, Gasperini, Maritozzi su tutti, ma anche per quell'anno si arrivò fuori quota promozione, al 7° posto. Chimenti fu nuovamente il più presente (con 36 gettoni) ed il capocannoniere con 13 reti realizzate. Ma quella stagione ebbe comunque un ottimo motivo per passare alla storia del Palermo. I rosa raggiunsero la seconda finale di Coppa Italia della propria storia, questa volta contro una Juventus che in quel momento rappresentava la squadra di maggior spessore del campionato italiano: campione d'Italia in carica negli ultimi due anni e tanti, ma tanti, Nazionali del calibro di Zoff, Gentile, Cabrini, Tardelli, Scirea, Bettega, Causio, Boninsegna etc etc. Anche quella si rivelò una partita di gran sofferenza. Chimenti segnò subito, al 1° minuto di gioco, lasciando intravvedere la realizzazione  del sogno in ogni cuore rosa ma poi dovette lasciare il campo, durante l'intervallo, per un colpo subito da Cabrini. Il Palermo riuscì a tenere botta alla Juve fin quasi al termine, tra tante sofferenze, ma a 7 minuti dalla fine capitoló sotto un colpo del giovane e neoentrato Sergio Brio. Il resto è storia con la vittoria bianconera giunta solo a 3 minuti dalla fine dei tempi supplementari grazie ad una rete di Franco Causio, un nostro ex. Una nuova beffa. La delusione fu immensa un po' per tutti: tifosi, calciatori e dirigenti. Nel mercato estivo Chimenti venne ceduto al Catanzaro ma la storia d'amore col Palermo è sempre proseguita a distanza fino ai nostri giorni. Gli ho chiesto una sua impressione su quanto sta capitando di questi tempi e lui mi ha risposto con la sua consueta energia: «Nᴏɴ ᴄᴀᴘɪsᴄᴏ. Sɪᴀᴍᴏ ᴀʟʟ'ᴀssᴜʀᴅᴏ! Nᴇʟ 2020 ϙᴜᴇsᴛᴏ ᴍᴏsᴛʀᴏ, ϙᴜᴇsᴛᴏ ᴠɪʀᴜs ᴀᴛᴛᴀᴄᴄᴀ ᴜɴ ᴍᴏɴᴅᴏ ᴀʟʟ'ᴀᴠᴀɴɢᴜᴀʀᴅɪᴀ ᴛᴇᴄɴᴏʟᴏɢɪᴄᴀᴍᴇɴᴛᴇ... Aᴛᴛᴀᴄᴄᴀ ɴᴏɪ ᴄᴏɪ ɴᴏsᴛʀɪ Sᴍᴀʀᴛᴘʜᴏɴᴇ ᴜʟᴛɪᴍᴏ ɢʀɪᴅᴏ... Cᴏɪ ɴᴏsᴛʀɪ Cᴏᴍᴘᴜᴛᴇʀ ᴀᴠᴀɴᴢᴀᴛɪssɪᴍɪ... Nᴏɪ ᴄʜᴇ sɪᴀᴍᴏ ɢɪᴀ ᴀɴᴅᴀᴛɪ, ᴛᴀɴᴛɪ ᴀɴɴɪ ғᴀ, sᴜʟʟᴀ Lᴜɴᴀ... Mᴀ ᴄʜᴇ ɴᴏɴ ᴛʀᴏᴠɪᴀᴍᴏ ᴜɴ ᴀʀᴍᴀ ᴘᴇʀ ɴᴇᴜᴛʀᴀʟɪᴢᴢᴀʀʟᴏ...». Parole che sanno tanto di uno stupore rabbioso. Un ragionamento, quello di Vito Chimenti, che non fa una piega, secondo una logica che vede un mondo ormai sempre più avanti abbattuto, incredibilmente, da un virus sconosciuto e per questo ancora non sconfiggibile. Lo raccogliamo, questo sfogo del nostro Cuore Rosanero di oggi e sogniamo con lui che presto, in qualche parte del mondo, non importa dove, possa essere segnato il gol più importante: quello della scoperta del vaccino del Covid 19... Un gol di potenza, di forza... Si, un gol proprio alla Vito Chimenti!!!

IVAN TRIGONA


domenica 12 aprile 2020

SALVATORE TARANTINO... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del Coronavirus


Il Cuore Rosanero di oggi è un palermitano, uno di quei giocatori che hanno saputo soffrire per arrivare a buonissimi livelli partendo dalle categorie più basse. Infatti la sua carriera iniziò proprio dalla "Promozione" per giungere ai suoi massimi livelli in diverse stagioni di serie B. Il suo nome è Salvatore ma i tifosi lo hanno sempre chiamato Totò e di cognome fa Tarantino. Dalla "Promozione" giunge direttamente all'Interregionale (l'attuale serie D) in un periodo storico in cui la categoria "Eccellenza" non era ancora stata inserita nella composizione dei campionati federali non professionistici. Da quei primi anni di carriera d'inizio anni 80 Tarantino cresce costantemente e lo fa come calciatore ma anche come uomo acquisendo esperienza, malizia, maturità, personalità fino a divenire uno dei giocatori più apprezzati nel panorama calcistico regionale. Nel 1986 le sue strade e quelle del Palermo si incrociano già dopo alcune sue ottime stagioni a Caltanissetta, alla Nissa. Il Palermo lo acquista per disputare il campionato di serie B ma la fortuna non gira dalla sua parte perché quel traguardo tanto agognato, il sogno di indossare la maglia Rosanero della squadra della propria città, non può avverarsi: il Palermo non riesce ad iscriversi al campionato e fallisce. Tarantino si ritrova di colpo libero e si accasa lontano lontano andando a provare ad imporsi nel calcio extraregionale, a Venezia, in quella che rimarrà la sua unica esperienza lontano dalla Sicilia, ma non va bene. In Veneto colleziona solo 5 presenze e già in novembre fa ritorno in Sicilia, al Trapani, in C2. Si avvicina lentamente alla sua esperienza forse più bella: il Licata, in serie C1. La squadra agrigentina compie un miracolo e ottiene subito la promozione in serie B. Tarantino rimarrà da titolare e disputerà due buonissime stagioni in maglia gialloblù: 69 presenze e 5 reti nella serie cadetta sono un ottimo bottino per lui. Purtroppo, però, alla sua seconda stagione di B arriva la retrocessione e il ritorno in C1. A quel punto la sua strada e quella del Palermo tornano a riincrociarsi: il "matrimonio" questa volta si fa. Stagione 1990/91, in panchina inizia Franco Liguori, il Palermo è ancora in C1 ma vuole risalire a tutto i costi in serie B, la categoria perduta proprio a tavolino 4 anni prima... Perduta dal Palermo ma perduta anche da Totò, almeno, con la maglia rosa. Giovanni Ferrara mette a disposizione del mister un'ottimo organico. La squadra, dopo una partenza un po' così viene, però, affidata ad Enzo Ferrari. Il Palermo inizia a spaccare il campionato: Pappalardo, De Sensi, Pocetta, Tarantino (Cotroneo), Bucciarelli, Biffi, Paolucci, Favo, Lunerti, Modica e Cangini. Questa la formazione che divertirà i propri tifosi domenica dopo domenica mostrando un gioco piacevole, ottime soluzioni ed ottenendo quel 2° posto che ai tempi dava il lasciapassare diretto per il torneo di serie B. La stagione di Tarantino non è esaltante, a dire il vero, ed alla fine otterrà 23 presenze con un gol segnato, dividendosi, in pratica, ruolo e stagione con Cotroneo e Danelutti. Totó non gioca male, assolutamente, ma non riesce ad esprimersi al meglio, così come, invece già fatto a Licata e come tornerà a fare qualche stagione più avanti rigiocando altri due ottimi campionati di serie B, questa volta con la maglia amaranto dell'Acireale. Per la stagione di serie cadetta 1991/92 del Palermo non verrà confermato e rimarrà in C1 per altre due stagioni, al Giarre, prima dell'esperienza acese di cui sopra. Ho rintracciato Totò Tarantino chiedendo anche a lui un parere sulla situazione-Coronavirus che stiamo tutti vivendo e lui ha, così, espresso il proprio parere sul gruppo web "Palermo in Rosa&Nero": «Cᴀʀᴏ Iᴠᴀɴ, ᴅɪ ғʀᴏɴᴛᴇ ᴀᴅ ᴜɴᴀ sɪᴛᴜᴀᴢɪᴏɴᴇ ᴅ'ᴇᴍᴇʀɢᴇɴᴢᴀ, ᴄᴏsɪ̀ ᴄᴏᴍᴇ ᴛᴜᴛᴛɪ, sɪᴀᴍᴏ ᴄʜɪᴀᴍᴀᴛɪ ᴀ ғᴀʀᴇ ʟᴀ ɴᴏsᴛʀᴀ ᴘᴀʀᴛᴇ ᴇ ᴀᴅ ᴇssᴇʀᴇ ᴘɪᴜ̀ ʀᴇsᴘᴏɴsᴀʙɪʟɪ ɪɴ ᴛᴜᴛᴛᴏ ᴄɪᴏ̀ ᴄʜᴇ ғᴀᴄᴄɪᴀᴍᴏ. Iɴ ᴍᴇʀɪᴛᴏ ᴀʟ ᴄᴀᴍᴘɪᴏɴᴀᴛᴏ ᴅᴇʟ Pᴀʟᴇʀᴍᴏ, ʟ'ᴜɴɪᴄᴏ ᴘᴇɴsɪᴇʀᴏ ᴄʜᴇ ᴍɪ ᴠɪᴇɴᴇ ɪɴ ᴍᴇɴᴛᴇ ᴇ̀ ʟᴀ sᴘᴇʀᴀɴᴢᴀ ᴄʜᴇ ᴛᴜᴛᴛᴏ ᴘᴏssᴀ ᴇssᴇʀᴇ sᴘᴏsᴛᴀᴛᴏ ᴜɴ ᴘᴏ' ᴘɪᴜ̀ ᴀᴠᴀɴᴛɪ, ᴀ ᴛᴇᴍᴘɪ ᴘɪᴜ̀ ᴏᴘᴘᴏʀᴛᴜɴɪ. Lᴀ sᴀʟᴜᴛᴇ, ᴄᴏsɪ̀ ᴄᴏᴍᴇ ʟᴀ ᴠɪᴛᴀ ᴇ̀ ᴜɴᴀ sᴏʟᴀ ᴇ ᴅᴏʙʙɪᴀᴍᴏ ғᴀʀᴇ ᴛᴜᴛᴛᴏ ᴄɪᴏ̀ ᴄʜᴇ ᴘᴏssɪᴀᴍᴏ ᴘᴇʀ ᴘᴏʀᴛᴀʀʟᴇ ᴀᴠᴀɴᴛɪ ɪʟ ᴘɪᴜ̀ ᴀ ʟᴜɴɢᴏ ᴘᴏssɪʙɪʟᴇ. Iɴ ᴏɢɴɪ ᴄᴀsᴏ, sᴏɴᴏ ᴄᴇʀᴛᴏ ᴄʜᴇ sɪᴀᴍᴏ ɢɪᴀ̀ ɪɴ Lᴇɢᴀᴘʀᴏ. Uɴ ᴀʙʙʀᴀᴄᴄɪᴏ ᴘᴇʀ ᴛᴜᴛᴛɪ ɪ ᴛɪғᴏsɪ Rᴏsᴀɴᴇʀᴏ ᴇ sᴇᴍᴘʀᴇ Fᴏʀᴢᴀ Pᴀʟᴇʀᴍᴏ!!». Un pensiero da supporter vero, quello di Totò. Il punto di vista di un tifoso che ha avuto il grande privilegio e l'immensa soddisfazione di poter vestire i colori, amati, della propria squadra del cuore e di averli difesi sempre dando il massimo delle proprie possibilità. Chi conosce bene Totò sa che il vero Tarantino avrebbe potuto fare molto meglio e avrebbe potuto restare a Palermo forse fino a fine carriera ma il calcio a volte è un po' così: le cose logiche diventano illogiche, le cose facili possono divenire difficili e le annate che speri possano essere perfette si complicano senza un perché. Resta l'affetto, la stima e il ricordo di un giocatore serio, impegnato che ha sempre lasciato il campo con la maglia madida di sudore e le gambe a pezzi: tutto ciò che interessa ad un vero tifoso per conservare nel proprio cuore uno splendido ricordo di un calciatore.

IVAN TRIGONA





venerdì 10 aprile 2020

GIACOMO BRICHETTO... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del Coronavirus

A volte, per entrare nel cuore di un tifoso, non è necessario essere per forza un campione... Non è necessario forse neppure essere un buon giocatore... A volte, per entrare nel cuore di un tifoso, non è neppure fondamentale essere un titolare perché, se la vera essenza dello sport, del calcio, è strettamente legata ai valori umani prima che a quelli tecnico-tattici, allora si spiega tutto ciò che scriverò del Cuore Rosanero di oggi. Parlerò di un giocatore che arrivò a Palermo dal Novara nel 2009 e non per fare il titolare bensì per accomodarsi in panchina e fare il portiere di riserva. Sto parlando di Giacomo Brichetto, un ragazzone di 194 cm. rimasto a Palermo per ben 4 stagioni collezionando in tutto una sola presenza in campionato. Giacomo a Palermo fece "solo" il terzo portiere, un ruolo che, se rapportato al numero di presenze,  potrebbe sembrare ai più come marginale ma non quando il terzo portiere in questione diviene un uomo spogliatoio, accumula stima, affetto e fiducia da parte dei compagni e dello staff tecnico portando con sé un bel carico di positività, di buonumore e di sostegno per i compagni. Più o meno proprio ciò che successe a Brichetto qui a Palermo. Dal 2009 al 2013, tanti allenatori si alternarono alla guida del Palermo calcio: Zamparini ne cambiava almeno due a stagione e infatti Brichetto si trovò allenato da Zenga, Delio Rossi, Serse Cosmi, Pioli, Mangia, Mutti, Sannino, Gasperini, Malesani, per non contare i ritorni di molti dei suddetti, più volte nel corso della stessa stagione. Ma per tutti lui era il terzo portiere. Giacomo giunse in un Palermo di primissimo ordine che si classificó 5° in campionato con qualificazione in Europa League, passando per un 8° posto ma con finale di Coppa Italia contro l'Inter, per poi iniziare a vivere la fase della smobilitazione, subito dopo la finale perduta all'Olimpico, smobilitazione che portò una salvezza risicata nel 2011/12 (stagione dell'unica presenza e quindi dell'esordio di Brichetto in serie A) ed una retrocessione per un 18° posto nella successiva 2012/13. E fu proprio in quest'ultima stagione che Brichetto riuscì ad entrare, del tutto involontariamente, nel cuore dei tifosi Rosanero. Parlo di un Palermo-Siena del 10 di Marzo del 2013, unn match che i rosa devono vincere assolutamente per poter sperare di restare attaccati al treno-salvezza. I Rosanero navigano già in cattivissime acque. Lo stadio è abbastanza pieno, l'entusiasmo iniziale del pubblico porta ad un pressing che trova la sua sublimazione con il gol di una delle tante meteore di quella stagione: tale Anselmo. Tutto sembra mettersi per il meglio ma nella ripresa i toscani iniziano a pressare con sempre maggior veemenza tanto da ridurre i padroni di casa al ripiegamento. I bianconeri riescono a pareggiare i conti con Emeghara per poi raddoppiare, venti minuti dopo con Rosina. È il crollo. Al Barbera cambia tutto. Il pubblico si inferocisce... Perde la pazienza ed inizia la contestazione, durissima. I tifosi chiedono di giocare senza maglie per non disonorare i colori, fischiano, ululano mentre il tempo passa impietoso. Le telecamere di Sky indugiano su un giocatore della panchina rosa che, chiuso nel proprio dolore, piange solitario... Non è Miccoli, non è Ilicic, non è Dybala... Si tratta di lui, di Giacomo, del terzo portiere, di colui che forse meno di ogni altro avrebbe potuto sentire la tara e la responsabilità di quella situazione. Invece Brichetto sente sulle proprie spalle quel peso, quel dolore, il dolore della resa, la consapevolezza di dover retrocedere seppur con ben 10 altre partite dinnanzi a sé. Così andò davvero. Il Palermo scese giù in serie B, Brichetto non fu confermato e smise di giocare, ma il popolo rosa mai dimenticó quelle lacrime sincere, le lacrime di un ragazzo che sentiva quei colori impressi sulla pelle molto più di tanti altri titolari. Ho rintracciato Brichetto per conoscere il suo pensiero in tema di Coronavirus e lui mi ha risposto così: <<Cari tifosi Rosanero, il momento che stiamo vivendo è davvero complicato. Siamo costantemente sopraffatti da notizie negative, da paura, pessimismo e preoccupazione per noi stessi ed i nostri cari. Oggi più che mai serve spirito di unione, “attaccamento alla maglia”, per una volta non quella Rosanero ma la maglia di ognuno di noi. Restiamo a casa, proteggiamo i nostri nonni, gli anziani, dimostriamoci solidali e positivi. Ascoltiamo le autorità, per quanto sembri difficile. Sconfiggeremo questo virus, dopodiché non solo sarà più bella la quotidianità, ma sarà ancora più bello ritrovarsi al "Barbera" per ricominciare il percorso interrotto, abbracciandosi per le vittorie della nostra squadra del cuore. Prendetevi cura di voi stessi e dei vostri cari. Un abbraccio e come sempre: Forza Palermo!>>. Una risposta, quella del nostro personaggio, che denota grande disponibilità; una risposta abbondante e articolata perché Giacomo è un ragazzo sveglio, uno che ha sempre amato informarsi, studiare, crescere; uno che già prima di smettere di giocare aveva programmato il proprio futuro con maturità e senso di responsabilità aprendo un'azienda che commercializza materiale sportivo proprio per i portieri di calcio con sede in Svizzera laddove lui è poi andato anche a vivere. In bocca al lupo, quindi, caro Giacomo, atleta di gran cuore del quale non abbiamo potuto saggiare le doti calcistiche ma che è riuscito ugualmente a ritagliarsi un bel posticino nei nostri cuori da tifosi incalliti, tra tanti campioni, tra "bandiere" e uomini-simbolo. Perché nella vita, come nello sport non è importante come ti fai vedere ma, esattamente, come sei davvero dentro.

IVAN TRIGONA


giovedì 9 aprile 2020

FAUSTO SILIPO... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del Coronavirus

Lui non ha bisogno di presentazioni... Lui non ha bisogno di preamboli... Lui è, semplicemente, Fausto Silipo: un uomo, un cuore, un simbolo per tutti noi tifosi del Palermo. Silipo è ancor oggi, dopo quasi quarant'anni dal suo addio a Palermo, uno dei calciatori più amati in assoluto ma anche più stimati dalla gente Rosanero. Fausto arrivò a Palermo nel 1978 proveniente dalla massima serie con la maglia dei Grifoni del Genoa. Approdó in una società guidata dal "Presidente dei Presidenti" rosa: Renzo Barbera, con il quale stabilì e mantenne negli anni un rapporto speciale a livello umano. Silipo riuscì a farsi conoscere subito per il suo essere così professionale, carismatico, appassionato dei propri colori fino allo stremo. Quel primo campionato in rosa fu un buon campionato, con Veneranda in panchina, un 7° posto in classifica ma, soprattutto, una Finale di Coppa Italia contro la Juventus che sappiamo tutti, ahinoi, come finì. Per lui ben 30 presenze con la bellezza di 4 gol (tanti per un difensore). Il secondo campionato, con Cadè alle redini, fu segnato dal passaggio di consegne tra Renzo Barbera e Gaspare Gambino. Il Palermo giunse 9° e Silipo fu insignito della fascia da capitano che in pochi sapranno portare, negli anni a venire, come la seppe portare lui. 22 presenze ma ben 6 reti, che lo collocarono in cima ai cannonieri Rosanero della stagione, furono il suo score personale di quell'anno. Il campionato 1980/81 fu segnato da una partenza ad handicap a causa della penalizzazione di 5 punti per il calcioscommesse nel quale fu coinvolto il rosa Guido Magherini. Il mister era di nuovo Veneranda che, però, nel mese di Marzo venne esonerato e dovette lasciare il posto a Carmelo Di Bella, già tecnico di una promozione dalla B alla A di una decina d'anni prima. Il Palermo si salvó per un solo punto in classifica piazzandosi al 14° posto. Silipo disputò 33 partite siglando 3 gol. L'ultima stagione di Fausto Silipo in maglia Rosanero fu quella di Mimmo Renna in panchina, quella della serie A a lungo accarezzata e poi svanita nelle ultimissime giornate, quella di una squadra passata agli annali come una delle più amate in assoluto e di cui ho già parlato: Silipo, De Rosa, Montesano, Lopez, De Stefanis, Gasperini, Di Cicco, Piagnerelli, Oddi... un blocco straordinario, ottimamente guidato dal su citato Renna, che seppe giocare un gran calcio mantenendosi per tutto il campionato nelle posizioni di testa salvo crollare clamorosamente negli ultimi scontri diretti piazzandosi al 7° posto. Per Silipo 23 presenze ed il commiato, forse ingiusto, per una bandiera che avrebbe certamente meritato più considerazione. Ho cercato Fausto per conoscere il suo saggio pensiero sul momento-Coronavirus che stiamo tutti vivendo drammaticamente. Lui mi ha risposto così: <<Stiamo vivendo un dramma angosciante. Una sorta di espiazione. Come fossimo tutti su un treno, per raggiungere la stessa meta... lo stesso tragitto... Tanti scenderanno da soli...>>. Un commento in pieno "stile Silipo": profondo, significativo, consapevole, anche poetico perché lui, Fausto, è proprio così: un gentiluomo come pochi... Un cuore puro e grande, colmo di buonsenso e di generosità... Un carisma ed una personalità di difficile reperibilità ed un'intelligenza sopraffina. È per questo che lo ringrazio... È per questo che Silipo rappresenta per me una delle persone più degne di stima, in assoluto, del mondo del calcio contemporaneo. Perché lui è semplicemente Fausto Silipo: un uomo, un cuore, un simbolo che mai tramonterà per noi tifosi del Palermo.

IVAN TRIGONA


mercoledì 8 aprile 2020

MARCO CIARDIELLO... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del Coronavirus

Campano di Salerno, Marco Ciardiello venne acquistato dal Palermo giovanissimo, a 22 anni, e dai rosa ceduto in prestito per un stagione ai bianchi del Savoia. Ciardiello rappresenta il classico giovane di gran prospettiva e i fatti sembrano proprio dargli ragione. Inizierà la sua vera avventura in maglia Rosanero nell'estate del 1995, in quel "Palermo dei Picciotti" ormai entrato nei cuori di tutti i tifosi rosa come un vero mito. A Palermo Marco conoscerà in 3 stagioni tutto il bello ed il brutto della nostra città e del nostro tifo. L'esaltazione, l'euforia e il sogno del Palermo di Arcoleo e di tutti noi palermitani... La speranza e la cocentissima delusione nella stagione successiva per una retrocessione inaspettata e, per questo, ancor più amara sempre con Arcoleo in panchina e poi ancora peggio: il dolore di una tifoseria offesa e ferita che sfocia nella violenza verbale e fisica con le durissime contestazioni della terza stagione culminate, infine, con la seconda retrocessione di fila, questa volta dalla C1 alla C2, salvo poi l'esser ripescati nel corso della bagarre estiva per le iscrizioni alla stagione calcistica 1998/99. Tre stagioni per Ciardiello; l'apice della propria carriera nei primi due campionati di serie B durante i quali si disimpegnó ottimamente ergendosi come uno dei giovani più interessanti del campionato cadetto nel proprio ruolo. Ciardiello in campo mostrò subito una grande maturità ed una notevole dose di coraggio e di sicurezza in un ruolo già di per sé parecchio delicato, scontrandosi spesso con successo con centravanti di notevole spessore. Nel primo anno in rosa Ciardiello si ritrovò prima alternativa a Ciro Ferrara nel ruolo di stopper e riuscì a collezionare ben 25 presenze con 1 gol all'attivo. Anche nella seconda stagione mantenne questo ruolo di primo rincalzo scendendo in campo 22 volte con un'altra rete realizzata mentre nella terza stagione, quella della serie C1, questa volta con Rumignani in panca sostituito in corsa dal ritorno di Arcoleo, giocò da titolare ottenendo 25 presenze ma senza mai segnare. Da Palermo in poi, per Ciardiello solo serie C1, C2 e Dilettanti in una carriera che avrebbe certamente meritato molto ma molto di più. Contattato in merito alla situazione-Coronavirus Marco ha espresso il suo punto di vista senza farsi pregare: «Mɪ ᴘɪᴀᴄᴇ ɪɴɪᴢɪᴀʀᴇ ᴄᴏɴ ᴜɴ ᴄᴀʀɪssɪᴍᴏ e ᴀғғᴇᴛᴛᴜᴏsᴏ sᴀʟᴜᴛᴏ  ᴀ ᴛᴜᴛᴛɪ ɪ ᴛɪғᴏsɪ ᴅᴇʟ Pᴀʟᴇʀᴍᴏ ᴄʜᴇ, sᴏɴᴏ ᴄᴇʀᴛᴏ, sɪ sᴛᴀʀᴀɴɴᴏ ᴄᴏᴍᴘᴏʀᴛᴀɴᴅᴏ ʙᴇɴᴇ ʀɪᴍᴀɴᴇɴᴅᴏ ᴀ ᴄᴀsᴀ ɪɴ ϙᴜᴇsᴛᴇ sᴇᴛᴛɪᴍᴀɴᴇ ᴄᴏsɪ̀ ᴅɪғғɪᴄɪʟɪ ᴘᴇʀᴄʜᴇ́ ϙᴜᴇsᴛᴀ ᴇ̀ ʟ'ᴜɴɪᴄᴀ ᴀʀᴍᴀ ᴄʜᴇ ᴀʙʙɪᴀᴍᴏ ᴘᴇʀ ᴄᴏᴍʙᴀᴛᴛᴇʀᴇ ɪʟ ᴠɪʀᴜs. Sᴛɪᴀᴍᴏ ᴠɪᴠᴇɴᴅᴏ ᴜɴᴀ sɪᴛᴜᴀᴢɪᴏɴᴇ ᴍᴏʟᴛᴏ ᴀɴᴏᴍᴀʟᴀ. Iᴏ ɴᴏɴ ᴍɪ sᴀʀᴇɪ ᴍᴀɪ ᴀsᴘᴇᴛᴛᴀᴛᴏ ᴅɪ ᴘᴏᴛᴇʀ ᴠɪᴠᴇʀᴇ ᴜɴᴀ ᴄᴏsᴀ ᴅᴇʟ ɢᴇɴᴇʀᴇ». Ed è a questo punto che torna fuori lo spirito da difensore, combattente, del nostro personaggio: «Dᴏʙʙɪᴀᴍᴏ ᴅɪғᴇɴᴅᴇʀᴇ ᴄᴏʀᴛɪ ᴇ sᴛʀᴇᴛᴛɪ ᴍᴇɴᴛʀᴇ ϙᴜᴇsᴛᴏ ᴀᴠᴠᴇʀsᴀʀɪᴏ ᴛᴇʀʀɪʙɪʟᴇ sᴛᴀ ᴀᴛᴛᴀᴄᴄᴀɴᴅᴏ ᴇ ᴘᴏɪ, ᴜɴ ᴘᴏ' ᴀʟʟ'ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴀ, ᴅᴏʙʙɪᴀᴍᴏ ᴠɪɴᴄᴇʀʟᴀ ɪɴ ᴄᴏɴᴛʀᴏᴘɪᴇᴅᴇ». Poi Marco prosegue con la speranza: «Mɪ ᴀᴜɢᴜʀᴏ ᴄʜᴇ ɪ ɴᴜᴍᴇʀɪ ᴄᴏɴᴛɪɴᴜᴇʀᴀɴɴᴏ ᴀ ᴄᴀʟᴀʀᴇ ᴀɴᴄʜᴇ ᴘᴇʀ ᴘᴏᴛᴇʀ ᴄʀᴇᴀʀᴇ ɪɴ ɴᴏɪ ϙᴜᴇʟʟ'ᴇɴᴛᴜsɪᴀsᴍᴏ ᴇ ϙᴜᴇʟʟᴀ sᴘᴇʀᴀɴᴢᴀ ɴᴇᴄᴇssᴀʀɪ ᴀ ᴘᴏᴛᴇʀ ʀɪᴘᴀʀᴛɪʀᴇ ᴘʀᴇsᴛᴏ ᴇ ʙᴇɴᴇ». Ciardiello si lancia, quindi, in un'analisi economica legata allo stop delle attività, in particolare a quelle sportive a cui sono legate professionalmente tantissime famiglie: «Lᴏ sᴘᴏʀᴛ... Iᴏ ᴠɪᴠᴏ ᴅɪ ᴄᴀʟᴄɪᴏ. Hᴏ ᴜɴᴀ sᴄᴜᴏʟᴀ ᴄᴀʟᴄɪᴏ ᴇ ϙᴜɪɴᴅɪ ɪɴ ϙᴜᴇsᴛᴏ ᴘᴇʀɪᴏᴅᴏ sɪᴀᴍᴏ ᴄʜɪᴜsɪ, ɴᴏɴ ᴘᴏssɪᴀᴍᴏ ʟᴀᴠᴏʀᴀʀᴇ. Tᴀɴᴛᴇ ᴘᴇʀsᴏɴᴇ ᴄᴏᴍᴇ ɴᴏɪ sᴛᴀɴɴᴏ ᴠɪᴠᴇɴᴅᴏ ϙᴜᴇsᴛ'ᴇsᴘᴇʀɪᴇɴᴢᴀ ᴍᴏʟᴛᴏ ᴅɪғғɪᴄɪʟᴇ ᴇ ϙᴜɪɴᴅɪ ʙɪsᴏɢɴᴀ ɢɪᴀ̀ ʀɪᴏʀɢᴀɴɪᴢᴢᴀʀsɪ ᴘᴇʀ ɪʟ ᴅᴏᴘᴏ, ᴘᴇʀ ғᴀʀ ʀɪᴘᴀʀᴛɪʀᴇ ϙᴜᴇsᴛᴀ ᴍᴀᴄᴄʜɪɴᴀ ᴄʜᴇ ᴇ̀ ɪʟ ɴᴏsᴛʀᴏ ᴍᴏɴᴅᴏ! Sᴘᴇʀɪᴀᴍᴏ ʙᴇɴᴇ ᴇ ᴄʜᴇ Dɪᴏ ᴄᴇ ʟᴀ ᴍᴀɴᴅɪ ʙᴜᴏɴᴀ!». È a questo punto che il nostro Cuore Rosanero di oggi si congeda: «Uɴ ᴀʙʙʀᴀᴄᴄɪᴏ... E sᴇᴍᴘʀᴇ Fᴏʀᴢᴀ Pᴀʟᴇʀᴍᴏ ᴇ... Fᴏʀᴢᴀ Iᴛᴀʟɪᴀ!!!». Un pensiero a cui non posso non associarmi, condividendolo in ogni sua più piccola sfaccettatura. In bocca al lupo anche a te, Marco.

IVAN TRIGONA


martedì 7 aprile 2020

GRAZIANO PIAGNERELLI... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del Coronavirus

Nel corso della propria, lunghissima, storia in chiaroscuro, o meglio, in Rosa&Nero, il Palermo ha vestito di questi colori unici, per noi letteralmente meravigliosi, migliaia di calciatori. Ha ospitato campioni e brocchi, giovani e calcisticamente anziani, punte divenute "Bomber", centrocampisti geniali, difensori insuperabili e portieri straordinari... Ecco... Proprio nel ruolo di estremo difensore il Palermo si è spesso distinto, scoprendo nuovi talenti, consacrando professionisti già esplosi o rilanciando atleti in fase calante. Ma raramente, soprattutto fino agli anni 80, la maglia da portiere del Palermo è mai andata a vestire "guardiapali" poco affidabili. Ci siamo così avvicinati al Cuore Rosanero di oggi... Abbiamo parlato dei portieri, abbiamo parlato degli anni 80... Lui è Graziano Piagnerelli, portiere di spessore arrivato a Palermo nel 1981 dal Pescara, a 24 anni, fresco di retrocessione dalla massima serie ai cadetti ma dalle ottime credenziali, rimasto sulla Conca d'oro per due stagioni, fino al 1983. Nel primo campionato, con Mimmo Renna in panchina, Piagnerelli dovette fare i conti con qualche problema fisico che lo costrinse a dividere la stagione con Cesidio Oddi. Parliamo di un Palermo tra i più amati di ogni tempo e di un campionato eccezionale, esaltante fino alla fine. Era il Palermo di De Rosa, Montesano, Lopez, De Stefanis, Gasperini, Volpecina, Vailati, Di Cicco... Fu anche l'ultimo anno di Capitan Silipo in maglia Rosanero. Quel Palermo lottó a lungo per uno dei tre posti utili per la promozione in serie A ma poi, a fine campionato, i rosa mollarono di schianto fallendo delle sfide fondamentali che li attardarono in classifica fino a relegarli ad un settimo posto finale che oggi, per chi legge, potrebbe non dir granché. Graziano scese in campo 15 volte e subì 18 reti. Fu riconfermato anche per la stagione successiva quando la società fu rilevata da Roberto Parisi, che la acquistó da Gaspare Gambino, ed in panchina fu confermato Mimmo Renna, un signor-allenatore che avrebbe meritato una carriera migliore di quella che poi ebbe. La formazione rosa venne quasi del tutto mantenuta. Il fortissimo blocco che aveva lottato per la A fu riconfermato in toto ed arrivarono alcuni giocatori acquistati per rinforzare ulteriormente quella squadra già molto forte: Venturi, Odorizzi, Gorin, Marmaglio, Fattori su tutti. Ma visto che il calcio non è mai stato una scienza esatta accadde che quella squadra, invece, non decolló anzi, deluse incredibilmente le aspettative dei tifosi. Renna fu esonerato, la squadra affidata prima a Carmelo Del Noce, in assenza di una reazione tornò ben presto allo stesso Renna che terminò la stagione, sfiorando, questa volta, la C. Il Palermo terminò al 15° posto e Piagnerelli giocó ben 33 gare subendo 41 gol. Durante la successiva campagna acquisti i dirigenti Rosanero decisero di cambiare tantissimo e per il ruolo di portiere virarono su Paleari cedendo Piagnerelli ai cugini del Messina. Di lui personalmente ricordo tantissime grandi parate, mi piaceva davvero tanto veder volare plasticamente quel portiere... Ricordo che Piagnerelli mi aveva fatto innamorare del ruolo del portiere tanto che il regalo che chiesi a mio padre per il mio sesto compleanno fu un paio di guanti da portiere ed uno di ginocchiere. Ero molto piccolo ma ricordo quei due campionati molto ma molto bene. La mia passione era già fortissima. Ho rintracciato Piagnerelli a cui ho chiesto il suo parere personale circa la situazione Coronavirus che stiamo vivendo. Graziano mi ha risposto così: <<Il mio pensiero vola a Palermo dove ho lasciato un pezzo di cuore. I colori, la squadra, la classifica: nulla è più importante della salute delle persone. Restiamo a casa e ne verremo fuori presto così come presto ritroveremo il nostro Palermo là dove gli compete: in Serie A>>. Le parole di Piagnerelli lasciano trasparire ancora un sentimento di affetto verso una città che lo ha amato e verso dei colori per i quali ha dato il massimo. Graziano ed il Palermo non si incrociarono più, forse solo da avversari, ma i cuori Rosanero volano alto, volano ben oltre una traversa, oltre uno stadio... Poi, magari, si riincontrano, dopo anni, tanti anni, confessandosi che, malgrado il tempo trascorso, ci si è voluti bene. E allora: un abbraccio, Graziano, portierone di una squadra di quasi quarant'anni orsono che ci fece tanto sognare!

IVAN TRIGONA 




lunedì 6 aprile 2020

FIRMINO ELIA... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del Coronavirus

Continuando a parlare di Cuori Rosanero torniamo ancora indietro nel tempo a quel Palermo imprigionato nelle sabbie mobili della serie C1 dalle quali per alcuni anni non riuscì a divincolarsi facilmente. Proprio per cercare di sollevarsi dal guado, nel mercato di riparazione della stagione 1999/2000 viene acquistato un giocatore dal gol facile, un ragazzo che vede la porta e che ha già parecchie stagioni di serie C sulle spalle: quel giocatore si chiama Firmino Elia. Giunse a Palermo dal Crotone in un momento piuttosto camaleontico per la società Rosanero visto il concomitante passaggio societario a Sensi e in panchina tra Morgia e Sonzogni. Elia riuscì comunque a calarsi subito nella parte segnando parecchio in relazione ai minuti giocati: alla fine della stagione collezionerà 12 presenze con ben 5 gol realizzati, subito a ridosso del capocannoniere rosa di quella stagione che fu Lugnan con 6 gol. Il Palermo terminò al sesto posto mancando ancora e nettamente la promozione verso l'agognata serie B. Mino Elia venne, però, confermato per la stagione successiva, quella della scalata a tutti i costi. A Sonzogni venne affidata una specie di corazzata ed Elia si ritrovò a giocarsi il posto con fior di giocatori come La Grotteria, Belmonte e Palumbo ma il ragazzo di Napoli non si scompose e riuscì a ritagliarsi un ruolo importante in quella squadra che realizzò l'impresa della promozione diretta in B. In quel campionato giocó ben 31 partite andando in doppia cifra in classifica marcatori con 11 gol, vicecapocannoniere della squadra alle spalle di capitan Cappioli.  Un ottimo bottino, considerato che Elia, molte di quelle presenze le collezionó entrando dalla panchina. Senza dubbio una conferma: Elia non era forse un campione ma un centravanti efficace e prolifico che, dopo tanti anni, avrebbe meritato la prova del nove. Ma il calcio, si sa, è piuttosto strano, spesso cinico e crudele e così ad Elia, marchiato dal fregio di Bomber di categoria, non venne data la possibilità di giocarsi le sue chance in serie B, quella B che senza i suoi gol probabilmente non sarebbe stata raggiunta così agevolmente, quella stessa B che ingiustamente non gli fu mai concessa in carriera. A dispetto delle categorie i tifosi non si dimenticano mai i propri beniamini e così ho raggiunto Mino per conoscere il suo parere sul momento-Coronavirus; lui mi ha risposto così: <<Ragazzi, anche io, come tutti RESTO A CASA!! Aiutiamo chi fa sacrifici per noi affinché il loro lavoro non sia vano: restiamo a casa e rispettiamo le regole. Torneremo a stringerci e ad esultare per un goal ma in questo momento stiamo
uniti restando a distanza per vincere questa Partita... E' sicuro: ANDRA TUTTO BENE!!🌈
Un saluto per tutti voi!>>. Perché nella vita i valori della soddisfazione personale, dell'equilibrio, della voglia di vivere al meglio ogni giorno, si possono maturare e comunque raggiungere anche a dispetto delle categorie d'appartenenza e il nostro Mino è comunque riuscito farlo, ad essere un grande, forse un Bomber di serie C ma di certo una grande nei nostri cuori Rosanero. 

IVAN TRIGONA


domenica 5 aprile 2020

MAURIZIO D'ESTE... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del coronavirus

Pappalardo, Marsan, Di Carlo, Manicone, Bigotto, Carrera (Marchetti), D'ESTE, Pocetta, Casale, Macrì (Sampino), Nuccio. Era questa la formazione del Palermo che, nel 1987, ripartiva da zero, dalla serie C2, dopo la radiazione ingiustamente subita agli albori della stagione 1986/87 e che lasció i tifosi palermitani per un intero anno senza calcio. Era il Palermo di Pino Caramanno, un Palermo nuovo di zecca allestito in quattro e quattrotto da Franco Peccenini per vincere subito. E così fu. Tra le più belle sorprese di quella squadra micidiale vi era lui, un ex "enfant prodige" di scuola milanista che 5 anni prima aveva stupito staff e tifosi rossoneri poiché capace di segnare subito, al suo esordio in serie B che poi rimase la sua unica apparizione in quel campionato e in quella categoria. D'este divenne prestissimo un protagonista qui a Palermo e fu molto amato dalla tifoseria che rimase presto ammaliata dalle sue giocate, dalla sua classe e dai suoi gol, visto che si laureò, alla fine della stagione, Vicecapocannoniere della squadra con 12 reti su 27 presenze, alle spalle di Casale che ne realizzò solo uno in più. Ma il motivo per cui Maurizio restò e rimarrà per sempre nella memoria di noi tutti tifosi Rosanero fu per una tripletta e non contro il Kroton, non contro la Pro Cisterna bensì contro il pluridecorato e titolato Ajax, squadra olandese conosciuta in tutto il mondo che venne a giocare a Palermo in amichevole con 6 o 7 nazionali olandesi in formazione. Era il 19 maggio del 1988 e al Palermo mancavano solo 3 partite per concludere un campionato che, comunque, era già virtualmente vinto. D'Este giocò la partita perfetta e fece ammattire i difensori dei lancieri tirando fuori una prestazione magistrale che gli consentì di buttare in fondo alla rete avversaria ben 3 gol. La quarta rete fu segnata da Pocetta. Un trionfo di cui parlarono i maggiori quotidiani sportivi nazionali ed esteri e D'Este visse un momento di straordinaria notorietà, assolutamente meritata ma, purtroppo, sterile ai fini degli sviluppi della propria carriera. D'Este venne confermato a furor di popolo per la C1 ma quella stagione, con Rumignani in panchina, non andò benissimo come la, precedente. Quel Palermo mancò d'un soffio la promozione perché arrivò 3° in classifica proprio all'ultima giornata dopo uno scontro diretto contro il Foggia pareggiato in casa per 1-1 (a Trapani laddove il Palermo giocava per via dei lavori alla Favorita per i mondiali del 1990) il 4 giugno del 1989. D'Este non scese in campo tantissimo: 21 volte realizzando solo 2 gol. Nel corso del mercato di quell'estate venne ceduto alla Pistoiese, in Interregionale, scendendo nuovamente di 2 categorie. Insomma, un talento che avrebbe meritato  assolutamente palcoscenici ben più prestigiosi... D'Este rappresentò uno di quei calciatori che avrebbero avuto i numeri per affermarsi in categorie più consone alle proprie doti tecniche ma la storia andò diversamente. L'ho rintracciato per conoscere il suo pensiero sulla situazione-Covid 19. Lui mi ha risposto con grande disponibilità: <<Da quando sono al mondo non ho mai visto una cosa del genere. Tutto il pianeta, ma soprattutto gli italiani, sono colpiti da un nemico invisibile al quale dobbiamo fare molta attenzione. Tutti insieme dobbiamo cercare di sconfiggerlo seguendo le regole che ci sono state imposte. So che è un sacrificio per tutti ma dobbiamo farlo e vedrete che presto finirà tutto. Un abbraccio a tutti i palermitani ma soprattutto a tutti gli italiani!>>. Anche da D'Este consigli che inducono al buonsenso e speranze per un futuro quanto più prossimo di positività per un ritorno alla nostra normalità. Ti abbracciamo, Maurizio, idolo di un Palermo passato alla storia perché nel calcio si può restare nel cuore della gente anche in serie C2 o, come quest'anno, in D purché si induca il tifoso alla gioia, al divertimento ed all'entusiasmo... Ingredienti che D'Este riuscì a cucinare alla perfezione per noi tifosi, affamati da sempre di buon calcio.

IVAN TRIGONA


sabato 4 aprile 2020

GIORGIO OLIVARI... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del Coronavirus

Nell'estate del 1992 approdó alle pendici del Montepellegrino un giocatore di 26 anni che proveniva da 2 splendidi campionati nelle fila del Licata che allora militava ancora in serie C1, in piena fase discendente dopo i fasti del periodo zemaniano. Quel ragazzo si chiamava Giorgio Olivari e il Palermo lo ingaggió per rinforzare una squadra che doveva puntare senza sé e senza ma alla vittoria del campionato ed alla risalita in serie B. Era il Palermo di Angelo Orazi, il suo capitano era Massimo Favo, il capocannoniere sarebbe stato Luca Cecconi e Giorgio avrebbe dovuto farsi largo in un reparto che annoverava, oltre allo stesso Favo anche Valentini, Spigarelli e Campofranco. Olivari seppe farsi apprezzare per la sua serietà, per l'impegno, sempre massimo, sia in campo che negli allenamenti e per non aver mai tradito le attese ogni volta in cui venne chiamato in causa. Era un giocatore importante per gli equilibri di quella squadra che riuscì nella doppietta: vittoria del campionato e della Coppa Italia di categoria. Olivari si ritaglió un discreto spazio risultando presente in 22 gare. Ciò non bastò, comunque, a convincere i dirigenti del Palermo a confermarlo anche nella stagione successiva e così le strade di Giorgio e del Palermo si separarono anche se il giocatore rimase in Sicilia approdando al Giarre, ancora in C1. Trascorsi 6 anni, per quegli strani percorsi del destino, le strade di Olivari e del Palermo si ricongiunsero. Dopo due stagioni di C1 e all'indomani della cocente delusione per la sconfitta subita ai playoff per approdare in serie B, ad opera del Savoia, che portò ad una sorta di rifondazione dell'organico Rosanero, Olivari venne richiamato quale elemento d'esperienza tornando ad indossare, quindi, la maglia rosa. Era la stagione 1999-2000, quella del passaggio di consegne da Ferrara a Sensi, quella dell'avvicendamento in panchina tra Morgia e Sonzogni ma anche quella del terzo fallimento consecutivo nella scalata alla serie B. Quel Palermo si classificó 6° e Olivari gioco 19 volte segnando una rete. Due diverse esperienze in altrettante fasi della sua vita e ad età sensibilmente diverse non hanno fatto altro se non creare un legame molto solido tra Olivari e l'ambiente Rosanero. Ho chiesto anche a Giorgio un suo punto di vista sul momento-Coronavirus e lui ha colto la palla al balzo per rilasciare sul gruppo web "Palermo in Rosa&Nero" una dichiarazione che ripropongo qui di seguito: <<Sono veramente onorato di condividere con voi tifosi un piccolo pensiero di speranza e positività... Credo che solamente tre mesi fa nessuno avrebbe potuto immaginare, neanche con la più fervida fantasia, uno scenario così assurdo come quello che stiamo vivendo. Ma credo anche che nessuno avrebbe immaginato quanta forza e coraggio siamo in grado  di tirare fuori noi Italiani!!! State certi che a breve avremo ancora una volta dato esempio al mondo della nostra capacità di unione nei momenti di difficoltà!!! Come al solito ce la faremo!!! E, comunque, sempre FORZA PALERMO!!!!>>. Un pensiero maturo, positivo, da vero leader carismatico, consapevole della forza e delle potenzialità del proprio gruppo che in questo caso è un gruppo molto ampio... Una rosa composta da circa 55 milioni di giocatori... La squadra è la nostra Nazione, i giocatori siamo tutti noi. In quanto a noi tifosi Rosanero non possiamo non sentirci fieri d'essere ancora nel cuore di Giorgio Olivari così come lui, glielo assicuriamo, è rimasto nei nostri!

IVAN TRIGONA


venerdì 3 aprile 2020

FABRIZIO BUCCIARELLI... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del coronavirus

Quando Fabrizio Bucciarelli venne acquistato dal Palermo, nel 1988, chi scrive aveva solo 15 anni, amava il calcio come la sua vita e sognava di poter fare il calciatore, proprio nel ruolo di difensore centrale. Da sempre sfegatato tifoso Rosanero, la mattina mi ritrovavo a marinare spesso la scuola rischiando terribili punizioni per portarmi, a piedi, al campo Vycpaleck di Mondello, un campo di periferia che il Palermo di Rumignani adoperava per allenarsi, alternandolo alla spiaggia di Mondello, per ovviare ai lavori di rifacimento dello stadio "La Favorita" in previsione dei Campionati Mondiali del 1990. Me ne stavo lì, quasi sempre da solo, sui gradoni in cemento di quel campetto e mi godevo i miei beniamini, tutti per me, mentre si allenavano a pochi metri di distanza. Ne sentivo le voci, ridevo dei loro scherzi, mi esaltavo per le loro prodezze, seguivo ogni loro movimento... Il mio sogno era sempre quello: volevo fare il calciatore. Non potei non notare quel ragazzo giovanissimo, alto, statuario, elegante nella postura e nei movimenti che si piazzava al centro della difesa nelle partitelle o nella prova delle fasi difensive e da lì, vicino al compagno di reparto Biffi, dirigeva con personalità movimenti e meccanismi opponendosi in marcatura ferrea ma sempre pulita e corretta ai propri avversari, fossero pure i propri compagni in allenamento. Fabrizio Bucciarelli divenne un punto fermo del Palermo e restò nel capoluogo siciliano per ben 7 stagioni alternando campionati di Serie B (3) ad altri di serie C1 (4). La carriera di Bucciarelli sembrava davvero orientata verso una crescita esponenziale. Anno dopo anno il nostro difensore acquisìva sempre maggiore esperienza, mestiere, carisma e dopo tre tornei di serie C sempre ai vertici ottenne in maglia rosa la tanto agognata promozione nella serie cadetta. Stagione 1991/92... Anche io vestivo la maglia Rosanero ma della formazione Primavera. Non ero un protagonista ma un ragazzo che continuava a sognare con passione e sacrificio cercando di abbattere i propri limiti. In un freddo pomeriggio di febbraio, giunto al campo d'allenamento, mi sentii dire che dovevo spostarmi allo stadio per allenarmi con la prima squadra. Mi sembró un sogno... Mi ritrovai in campo, nella partitella del giovedì pomeriggio al centro della difesa delle riserve. Cercavo di somigliare a lui, a Fabrizio Bucciarelli che, ovviamente, da lontano vedevo muoversi con la consueta eleganza... L'eleganza di un cigno... Io ero solo un brutto anatroccolo ma felice. Per quello ed un altro allenamento potei studiarlo da vicino... Capii che dovevo ancora lavorare molto e di tempo, purtroppo, non ce n'era. Di lì ad un mese, però, la carriera di Fabrizio subì un brusco stop, proprio mentre lo stopper era pronto a volare alto. Era il 29 marzo del 1992 e alla Favorita si giocava Palermo-Bologna. La gamba di Bucciarelli fece "crack": un grave infortunio lo fermò nel momento più bello della sua parabola ascendente. Il recupero fu lento, la stagione finì con una nuova retrocessione in C1 ma da quel momento per il "Buccia" furono più le amarezze che le soddisfazioni: 6 presenze in C, nuova promozione ed altri 7 gettoni in B... Campionati da comparsa per un difensore che meritava palcoscenici ben più prestigiosi fino all'ultimo, 1994/95, ancora in B quando, sotto la guida di mister Salvemini, Bucciarelli venne considerato come quarta scelta tra i centrali di difesa, dopo Biffi, Ferrara e Taccola. Nonostante tali traversie le sue presenze a fine stagione furono 19 ma le sue ambizioni di crescita si conclusero, in pratica, con quel campionato visto che da lì in avanti per Fabrizio si aprirono solo palcoscenici di C2 e C1 se si esclude il suo ultimo campionato da professionista giocato nella serie A Australiana. Mi ritrovo spesso a sollecitare Fabrizio Bucciarelli... Spesso gli rompo un po' le scatole per conoscere il suo parere sul Palermo o per fargli lanciare un videomessaggio ai nostri tifosi e lui, da generoso, entusiasta ed innamorato dei colori Rosanero qual'è non mi ha mai detto di no ed ha sempre risposto con grande disponibilità ad ogni richiesta. Anche questa volta Fabrizio mi riporta il suo pensiero sul terribile momento vissuto da tutti noi: <<Ivan - mi dice - devo dire che è dura rimanere a casa ma alla tentazione di infrangere le direttive del governo, sinceramente, dico "No", perché ogni giorno in tv e in rete si vedono immagini di esseri umani ricoverati in ospedale, intubati!!! Amiamo la vita, rimaniamo in casa, tornerà il momento che ci incontreremo tutti insieme, vicini vicini anche allo stadio a tifare le nostre squadre del cuore!!!! Voglio inviare un abbraccio virtuale a tutte le persone che hanno perso un proprio caro a causa di questo terribile virus ed a tutti coloro che stanno combattendo con grande coraggio questo maledetto male!!!!! NON MOLLIAMO!!>>. E non lo faremo, caro Fabrizio... Proprio come facevi tu in campo. Morderemo le caviglie a questo avversario accanito e pericolosissimo. Usciremo dal campo sudati ma fieri come il Fabrizio Bucciarelli che ammiravo al campetto di Mondello o come quello che sapeva fermare i migliori centravanti delle corazzate di serie B... Ce la faremo... E torneremo a sognare insieme.

IVAN TRIGONA 




giovedì 2 aprile 2020

ARTURO DI NAPOLI... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del coronavirus

Il personaggio di oggi è un ex Rosanero di un Palermo di 18 anni fa. Dopo un'estenuante trattativa con Franco Sensi, Maurizio Zamparini "sbarcò" nel capoluogo siciliano e, per allestire una squadra forte, è da ritoccare solo con qualche buon acquisto, pensò bene di trasferire in blocco più di metà del parco giocatori del Venezia al Palermo. In poche ore giunse presso il ritiro della squadra Rosanero a bordo di un pullman  una quindicina di giocatori di ottimo valore e tra essi proprio lui, Arturo Di Napoli, punta dalle grandi qualità che avrebbe fatto reparto con Pippo Maniero, con Cristian La Grotteria e con Peppe Mascara. Il mister designato fu Ezio Glerean, promettente tecnico dei miracoli per 6 stagioni al Cittadella, prima scelta di Zamparini ma a cui, in realtà, non fu dato neppure il beneficio del dubbio perché, dopo un precampionato così così, fu fatto fuori dal vulcanico tecnico friulano dopo una sola partita di campionato persa in quel di Ancona. Al suo posto subito dentro Daniele Arrigoni che nel corso del campionato fu, a sua volta, rilevato dall'esperto Nedo Sonetti che portò i rosa a giocarsi la promozione proprio all'ultima giornata contro il Lecce, in trasferta, non riuscendo, però, a completare la missione che gli era stata assegnata. In tutto questo "bailamme" Di Napoli disputó un campionato in chiaroscuro poiché, come moltissimi giocatori di grande talento, alternava partite straordinarie ad altre piuttosto anonime. Resta una grande certezza nel pubblico rosanero: Di Napoli era un grande giocatore... Si vedeva... Si capiva... Era uno di quelli capaci di spaccare la partita, di inventarsi la giocata in qualsiasi momento. Aveva talento. Di Napoli era la classica "croce e delizia" dei tifosi e, proprio in virtù di questo rendimento altalenante, in tutta la stagione riuscì a scendere in campo per 30 volte delle quali, però, solo 13 da titolare ed altre 17 da subentrato, realizzando comunque un buon bottino, in relazione ai minuti giocati: 8 gol. Memorabile la partita Palermo-Lecce, ultima del girone di andata, giocata a Palermo il 19 gennaio del 2003, quando Arturo decise la partita con due gol straordinari, in particolare il secondo al 94°, quando conquistò palla sulla linea di centrocampo, con uno stop a seguire d'esterno se la spostò sulla fascia sinistra tenendola incollata al piede in fuga solitaria, macinando campo e avversari  in disperata rincorsa, incontenibile come fosse al primo minuto di gioco presentandosi da solo davanti al povero Generoso Rossi che non poté fare altro che raccogliere, mestamente, la stessa palla "dal sacco". Devastante! Da quel giorno non riuscii a non amarlo e continuai a seguirlo anche nelle sue successive annate che videro il subliminarsi delle proprie caratteristiche in riva allo stretto, sponda messinese, di cui diventò idolo assoluto a suon di gol prima in B e poi in serie A. L'ho rintracciato ed anche a lui (che oggi fa l'allenatore) ho chiesto un parere in relazione alla situazione Coronavirus che ci attanaglia: <<La salute viene prima di tutto - ci dice Re Artù - ma fermare il calcio definitivamente, oggi, vorrebbe dire mettere ancor più in ginocchio il nostro paese vista l'incredibile rilevanza economica che questo sport ormai detiene. Alle istituzioni sportive il duro compito di decidere e di farlo con il giusto equilibrio, cosa che non ritengo affatto semplice>>. L'attenzione di Di Napoli si focalizza, quindi, sugli aspetti puramente sportivi della questione e, personalmente, non posso non convenire con lui che anche l'aspetto sportivo conseguente alla crisi mondiale causata dal Covid 19, visti i volumi economici mossi, rappresenti oggi una grossa fetta della crisi economica che si è pericolosamente innescata. Un motivo in più per ripeterci che ce la faremo, che ci rialzeremo anche da questa rovinosa caduta, che torneremo a gioire dagli spalti dei nostri stadi o dai divani di casa... Io ci credo e, sono certo, anche Re Artù!

IVAN TRIGONA


mercoledì 1 aprile 2020

DONATO CANCELLI... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del coronavirus

Donato Cancelli, da Bagnolo del Salento in provincia di Lecce, arrivó a Palermo nell'estate del 1989 a 24 anni dopo due ottime stagioni tra le fila del Giarre, in un Palermo di serie C1 affidato all'esperienza di Franco Liguori in panchina e la cui presidenza era appena passata da Salvino Lagumina a Giovanni Ferrara. Era un Palermo già ambizioso perché conscio del proprio blasone e Cancelli rappresentava un giovane dalle ottime credenziali che avrebbe fatto proprio comodo alla squadra rosa per le sue caratteristiche da incursore, un po' ala, un po' funambolo, di certo giocatore capace di creare scompiglio nelle difese avversarie partendo dalla fascia. Cancelli giunse a Palermo in un momento d'oro per la città: i Mondiali del 1990 sullo sfondo, uno stadio in totale rifacimento ed una città interamente mobilitata e in fermento per adeguare infrastrutture e servizi così da rendere Palermo adeguata al ruolo internazionale richiesto da una tale manifestazione. Quel Palermo era un'ottima squadra: oltre a Cancelli il compianto Gaetano Musella, giocatore dal talento eccezionale e poi Favo, De Sensi, Biffi, Bianchi in porta, Bucciarelli, Bresciani, Cangini... Insomma, una squadra ben attrezzata per poter tentare il salto di categoria ma spesso i progetti non collimano con i fatti e quindi quel Palermo, alla fine, giunse soltanto 5° in classifica ma fu anche finalista di Coppa Italia di serie C contro la Lucchese, inaugurando la nuova "Favorita", sfavillante quel 30 maggio del 1990, alla quale in quell'indimenticabile serata mancò solo quella coppa maledetta da sollevare. In quell'occasione Cancelli si riveló, suo malgrado, decisivo negativamente poiché sbaglió fatalmente quell'unico rigore per i rosa sufficiente a consegnare il trofeo ai toscani. Al termine di quel campionato Donato Cancelli scese in campo ben 28 volte violando la porta avversaria in 3 occasioni ma le sue prestazioni gli assicurarono la riconferma per riprovare il salto di categoria la stagione successiva. La squadra venne ulteriormente rinforzata con gli innesti di Giacomino Modica in cabina di regia, di Paolucci, di Lunerti al centro dell'attacco e poi, ancora, di Danelutti, di Scaglia e di Totò Tarantino. In porta tornó il portiere-talismano, Pietro Pappalardo, che non fallì neppure in quell'occasione. Dopo un inizio piuttosto in sordina Liguori fu silurato per far posto ad Enzo Ferrari, ex giocatore Rosa degli anni 70 nonché ex allenatore di serie A (aveva guidato l'Udinese di Zico, Causio e Montesano) e infatti il baffuto tecnico riuscì a risollevare morale e prestazioni della squadra ottenendo un prezioso secondo posto in classifica che valse il ritorno in serie B e la terza finale di Coppa Italia di C, ancora una volta, però, perduta contro i brianzoli del Monza. In quella stagione Cancelli trovò meno spazio poiché chiuso da Paolucci e scese in campo 20 volte non segnando alcuna rete. Nonostante il tempo trascorso Donato è rimasto molto legato al suo periodo palermitano. Questo il suo pensiero sul momento storico che stiamo tutti vivendo: <<In questo momento, molto difficile per tutti noi, vi prego di seguire alla lettera le indicazioni ministeriali. Con pazienza ed impegno sono sicuro che ce la faremo. Quando tutto sarà finito, ognuno di noi si sentirà una persona diversa ed affronterà la vita con un nuovo spirito e con più serenità. Mando un forte abbraccio a tutti i tifosi del mio amato Palermo, il mio cuore è lì con voi>> e sono certo, caro Donato, che anche nel nostro cuore da tifosi incalliti e anche un po' sentimentali ci sia ancora posto per te, giovane ala di un Palermo che mai abbiamo dimenticato.

IVAN TRIGONA 



martedì 31 marzo 2020

EMILIO BELMONTE... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del coronavirus

Emilio Belmonte fu l'ultimo acquisto effettuato dalla nuova dirigenza del Palermo al termine dell'ultimo giorno di mercato agli esordi della stagione 2000/01 di serie C1 (la quarta di fila in terza serie per i Rosanero) per rinforzare il reparto offensivo dei rosa guidati in panchina dal confermato Giuliano Sonzogni. L'uruguaiano fu prelevato dalla Pistoiese dove non aveva brillato con sole 6 presenze ed un gol segnato ma godeva di buone credenziali per i 14 gol segnati qualche stagione prima con la maglia della Nocerina sempre in serie C1. Il Palermo di Belmonte era anche quello di Max Cappioli, di La Grotteria, di Di Donato, di Bombardini, di Brienza, di Sicignano e di tanti altri giocatori di categoria superiore... Insomma uno squadrone costruito apposta per vincere il campionato inequivocabilmente e che così, in realtà, fece ma non senza qualche difficoltà di troppo nella fase finale dello stesso. Memorabile fu, infatti, la rimonta del Messina che seppe approfittare di un lungo momento di flessione dei cugini palermitani, dall'11° alla 15° giornata del girone di ritorno, culminato con l'esonero a sole due partite dalla fine di mister Sonzogni sostituito da un fedelissimo di casa Roma, Ezio Sella, che ebbe solo il grande merito di spezzare la serie negativa riportando entusiasmo e convinzione tra i rosa tali da consentire ai palermitani di tornare a vincere, provvidenzialmente, gli ultimi due incontri. Nessuno dei tifosi presenti dimenticherà mai l'ultima partita casalinga dei rosa, in casa contro l'Ascoli in contemporanea con Avellino-Messina, decisive per poter decretare il primo posto  e quindi la squadra che sarebbe stata promossa direttamente in serie B. Due partite in un'unica partita; gli occhi sul campo e le orecchie alle radioline collegate con il Partenio di Avellino. Il Palermo, largamente rimaneggiato, con Belmonte che partiva dalla panchina per far spazio a La Grotteria lì a spingere con grande tensione emotiva e poi quel gol di Maggiolini rivelatosi poi decisivo, il tutto alternato alle continue notizie che giungevano dalla Campania laddove si giocava, invece, una gara molto più complessa e divertente con continui capovolgimenti di fronte ed innumerevoli occasioni da ambo le parti, gol annullati e parate decisive da parte dei portieri. Belmonte sostituiva al 26° l'Infortunato Palumbo riuscendo a procurarsi alcune buone occasioni purtroppo non concretizzate. Indimenticabile il finale dei due match in questione: piccolo trotto a Palermo con un Ascoli per niente intenzionato a mettere in pericolo la vittoria del Palermo e terrore puro proveniente da Avellino laddove allo scadere veniva concesso un rigore ai messinesi. Ricordo ancora il silenzio tombale piombato tra gli spalti, una roba mai sentita ne' prima ne' dopo quella domenica, così come tra i calciatori in campo, avvisati dalla panchina e bloccatisi di colpo in attesa di conoscere l'esito del rigore. Torino del Messina pronto sul dischetto e partita ferma a Palermo grazie alla più totale comprensione di arbitro e avversari. Torino batteva, il secondo portiere avellinese Sansonetti, che quel giorno non avrebbe neppure dovuto parare, respingeva il penalty... Il silenzio alla Favorita che si trasformava in brusio, poi in urlo per terminare in un boato liberatorio di gioia immensa che coinvolgeva anche i giocatori rosa in campo che si abbracciavano più felici che mai. Fu promozione in B... Fu gioia pura per tutta la città. Belmonte, che aveva iniziato il campionato da titolare segnando in poche giornate ben 4 gol, a partire da fine novembre si bloccò e pian piano fu scalzato nelle gerarchie da Elia che, al contrario, iniziò a segnare a spron battuto ma quei 4 gol (su 26 presenze accumulate) si rivelarono assolutamente decisivi per il raggiungimento di quella promozione stupenda. Ho ritrovato Belmonte grazie ai social e lui non si è fatto pregare nel rilasciarmi il suo pensiero sul momento storico che stiamo vivendo: <<Dobbiamo essere forti e rimanere a casa, solo così potremo sconfiggere il Coronavirus. Tutti insieme ce la faremo ❤️. Un grosso abbraccio a tutti voi>>. Poche parole ma di gran senso; un invito a ragionare e a non infrangere le regole per il bene di tutti e per limitare i contagi. Grazie Emilio... Fugace cuore Rosanero di 20 anni fa ma, come tutti coloro che hanno vestito la nostra maglia, sempre vivo nei nostri più bei ricordi.

IVAN TRIGONA









lunedì 30 marzo 2020

LUCA LUGNAN... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del coronavirus

Il cuore Rosanero di oggi risponde al nome di Luca Lugnan, attaccante dell'estremo nord d'Italia (è nato a Udine) approdato nel profondo sud, sponda Rosanero, dopo due stagioni con indosso la maglia Rossazzurra dei nostri eterni rivali del Catania. Un inizio con qualche pregiudizio, quindi, dipanato poi con prestazioni caratterizzate dal massimo impegno e dalla grande generosità. Dobbiamo pur dirlo: il Palermo di Lugnan, guidato in panchina da Massimo Morgia e con Giovanni Ferrara in ufficio presidenziale, era un Palermo abbastanza limitato tecnicamente, alla sua terza stagione consecutiva di serie C1 e i suoi giocatori di punta, oltre allo stesso Lugnan erano Vicè Sicignano, Montalbano, Beppe Antonaccio e un Davide Bombardini ancora ben lontano dal giocatore che solo la stagione successiva avrebbe fatto innamorare l'intera tifoseria fino ad approdare in pochissimo tempo nella massima serie in pianta stabile. Anche quel Palermo, però, ebbe un carattere distintivo per cui poterlo ricordare negli annali: più o meno a metà campionato passò di mano dal Presidente Ferrara al patron della Roma Franco Sensi che posizionó sulla poltrona di massimo dirigente Sergio D'Antoni. La nuova proprietà volle subito lasciare la propria impronta cambiando allenatore (Sonzogni al posto di Morgia), parte della dirigenza ed  operando subito alcuni acquisti che, tuttavia, migliorarono ben poco le prestazioni della squadra che alla fine si piazzó solo al sesto posto mancando clamorosamente anche l'ultima posizione disponibile per poter accedere ai play-off. Lugnan, nonostante un bottino non eccelso, riuscì a laurearsi capocannoniere di quella squadra siglando 6 reti al termine del campionato. Lo ricordiamo come un giocatore rapido e tecnico, gradevole a vedersi ma probabilmente un po' limitato dal mediocre tasso tecnico medio della squadra. Lugnan, che oggi fa l'allenatore, mi esprime così il suo punto di vista sul momento storico che stiamo tutti vivendo: <<Amici, questo problema del coronavirus ci sta mettendo a dura prova ma ora l'unica cosa da fare è aver pazienza e seguire le indicazioni che ci vengono date dalle autorità sanitarie. E' dura ma per evitare di essere contagiati e quindi di contagiare amici e parenti dobbiamo restare a casa e mantenere le distanze di sicurezza quando usciamo per fare la spesa. Quello che sta succedendo al nord non deve accadere anche al sud per cui è importante fermare il contagio seguendo le restrizioni che ci stanno imponendo! Mi raccomando: siate diligenti e rigorosi e lavorate da subito per prevenire questa situazione che al nord ha fatto, purtroppo, una strage!!! Lavoriamo di squadra e uniti ce la faremo... Un abbraccio per voi tutti!! >>. E si sa: i premurosi consigli di un vecchio amico non vanno mai ignorati.

IVAN TRIGONA


domenica 29 marzo 2020

MASSIMILIANO PISCIOTTA... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del Coronavirus


Massimiliano Pisciotta, "Masino" per tutti i tifosi Rosanero, è uno dei "cuori Rosanero" a cui, devo confessarvi, sono più affezionato per via della sua semplicità, del suo grande senso di appartenenza e per non essersi mai montato la testa. Pisciotta è un palermitano doc che proprio qui, nella sua città natia, ha vissuto le stagioni più luminose della propria carriera. Arrivò a Palermo, nella formazione Primavera, dal Ragusa nella stagione 1991/92, ma fu nella stagione successiva che ottenne il primo gettone di presenza in prima squadra. Da allora rimase da titolare sotto l'ombra del Castell'Utveggio per altre 3 stagioni, tutte tra i cadetti: stagioni 1993/94, 1994/95 e 1995/96, quella più esaltante, quella del Palermo dei Picciotti di cui lui fu uno degli elementi più rappresentativi. La sua maturità in campo fin da quando era un ragazzo gli valse, qui a Palermo, la fiducia incondizionata di tecnici come Salvemini, Vitali ed Ignazio Arcoleo. Memorabile la sua prestazione alle calcagna del bulgaro Hristo Stoičkov, fresco di pallone d'oro da un solo anno, a cui praticamente negò il pallone per tutta la gara durante la splendida vittoria ottenuta dal Palermo per 3-0 contro il Parma di Nevio Scala, in coppa Italia la magica sera del 30 agosto del 1995. Ho chiesto anche a Pisciotta un pensiero sul momento storico che stiamo vivendo e lui mi ha risposto con un messaggio molto significativo, pur se raccolto in poche parole, ma che assume tutti i contorni di un vero e proprio appello ai suoi vecchi tifosi: <<In questo momento così delicato e sofferto vi chiedo di stringere i denti e di restare tutti uniti per vincere insieme la partita più importante della nostra vita! Restiamo a casa! Un affettuoso saluto a tutti voi tifosi Rosanero>>. Ed io mi associo alla raccomandazione di Pisciotta, un consiglio saggio, di grande buonsenso, il consiglio di un amico... Il nostro amico Masino, "picciotto" di un Palermo che seppe farci tornare a sognare dopo tanto, tanto tempo.

IVAN TRIGONA 



sabato 28 marzo 2020

FRANCO FALCETTA... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del Coronavirus

Di lui ricordo che era uno dei miei difensori preferiti, perché era uno tosto, uno che in campo dava tutto e che difficilmente accettava d'essere superato dal suo avversario. Quando arrivò a Palermo, nel 1984 avevo 11 anni e seguivo il Palermo già da almeno 5 anni... Dormivo sulla pagina più rosa dell'album della Panini e provavo ad imparare tutto sui miei eroi. Falcetta restò a Palermo per due stagioni in un periodo piuttosto "caldo" per la nostra città. Il primo campionato che giocò in maglia rosa fu di serie C1; quello fu anche il primo giocato in serie C dal Palermo, stagione 1984/85 sotto la guida di Tom Rosati, un sergente di ferro che sapeva come tirare fuori il massimo dai propri giocatori anche a suon di "ceffoni" quand'era il caso. Era il Palermo di Ranieri, di Paleari, di Lele Messina, di Majo, dei giovani De Vitis e Majellaro e... di Falcetta. Ma era anche, e soprattutto, il Palermo di Roberto Parisi, il Presidente che il 23 febbraio del 1985 venne trucidato dalla mafia a Partanna Mondello. La squadra proseguì sotto la guida del Vicepresidente Salvatore Matta. In quel campionato Franco collezionó 25 presenze e si conquistò la conferma per la stagione successiva, in serie B, a seguito dell'immediata promozione raggiunta al termine del campionato. Anche la stagione successiva, 1985/86, sarebbe stata ricordata per sempre nella storia del Palermo calcio. Al termine di un campionato massacrante iniziato in panchina da Giagnoni ma concluso da Veneranda i Rosanero si salvarono all'ultima giornata grazie a un gol del "primavera" Giovanni Tarantino che regoló il Monza. Nel frattempo il Palermo venne condannato, nell'ambito del secondo scandalo del calcio scommesse, a dover scontare una penalizzazione di 5 punti nel campionato successivo oltre alla squalifica di quasi tutti i propri calciatori in rosa, compresi il Presidente Matta e l'amministratore Schillaci, con pene variabili da 1 mese a 5 anni. Quell'anno Falcetta giocò allo spasimo per 25 volte segnando anche un gol ma il Palermo non riuscì ad iscriversi al successivo campionato cadetto perché fu dichiarato fallito dalla Lega Calcio per debiti pregressi. E il calcio sparì da Palermo per una stagione per tornare, in C2, nella stagione 1987/88. Due anni per Franco da Osimo qui a Palermo, ma due anni intensi, tosti, indimenticabili nel bene e nel male, ma tali da far restare il Rosanero per sempre nel cuore di Falcetta. Da me rintracciato e interpellato sul momento storico che stiamo vivendo snocciola il suo pensiero: <<Certamente il periodo che stiamo vivendo - ci dice - ha catapultato la nostra società all'interno di un film che alterna momenti di vita quotidiana a momenti di profondo scoramento perché se ci fermiamo un attimo a pensare, la situazione è più grave di quanto si pensi. L'Italia è falcidiata dai contagi e dai lutti e il continuo susseguirsi di notizie, a volte contrastanti tra loro, mettono ancora più ansia in ognuno di noi. Io penso - continua Falcetta - che sarebbe più giusto seguire in maniera pedissequa le indicazioni che ci vengono date dagli organi governativi con la speranza che qualcuno trovi presto un vaccino, ma abbiamo tutti fretta che questo avvenga il prima possibile>>. È a questo punto che Falcetta si congeda ma non prima di un affettuoso pensiero ai suoi ex tifosi e ai colori Rosanero: <<Abbraccio Palermo e i palermitani; vi voglio bene, dico "Forza Palermo" ma oggi bisogna anche dire "Forza Italia"!!! >>. Grazie Franco, roccia della difesa di un Palermo malconcio ma che abbiamo sempre amato.

IVAN TRIGONA




venerdì 27 marzo 2020

LIBORIO POLIZZI... ᴘᴇɴꜱɪᴇʀɪ ᴇ ᴘᴀʀᴏʟᴇ ᴅɪ ᴜɴ ᴄᴜᴏʀᴇ Rᴏꜱᴀɴᴇʀᴏ ᴀɪ ᴛᴇᴍᴘɪ ᴅᴇʟ Cᴏʀᴏɴᴀᴠɪʀᴜꜱ

Prᴏꜱᴇɢᴜɪᴀᴍᴏ ɴᴇʟ ɴᴏꜱᴛʀᴏ ᴀғғᴀꜱᴄɪɴᴀɴᴛᴇ ᴄᴀᴍᴍɪɴᴏ ʟᴀꜱᴛʀɪᴄᴀᴛᴏ ᴅᴀʟʟᴇ ᴘᴀʀᴏʟᴇ ᴅᴇɪ ɴᴏꜱᴛʀɪ "ᴇx", ᴛᴜᴛᴛɪ ᴀᴄᴄᴏᴍᴜɴᴀᴛɪ ᴅᴀ ᴜɴ ᴜɴɪᴄᴏ ᴅᴇɴᴏᴍɪɴᴀᴛᴏʀᴇ: ɪʟ ᴄᴜᴏʀᴇ Rᴏꜱᴀɴᴇʀᴏ. Oɢɢɪ ᴠɪ ʀɪᴘᴏʀᴛᴇʀᴏ̀ ɪʟ ᴘᴇɴꜱɪᴇʀᴏ ᴅɪ ᴜɴ ᴀʟᴛʀᴏ ɴᴏꜱᴛʀᴏ Pʀᴇꜱɪᴅᴇɴᴛᴇ ᴅɪ ϙᴜᴀʟᴄʜᴇ ᴀɴɴᴏ ғᴀ, ᴇ ꜱɪ ꜱᴀ: ϙᴜᴀɴᴅᴏ ᴜɴ Pʀᴇꜱɪᴅᴇɴᴛᴇ ᴄɪ ʜᴀ ʟᴀꜱᴄɪᴀᴛᴏ ϙᴜᴀʟᴄᴏꜱᴀ ᴅɪ ʙᴜᴏɴᴏ, ɴᴇɪ ɴᴏꜱᴛʀɪ ᴘᴇɴꜱɪᴇʀɪ ᴇ ʀɪᴄᴏʀᴅɪ ʀɪᴍᴀʀʀᴀ̀ Pʀᴇꜱɪᴅᴇɴᴛᴇ ᴀ ᴠɪᴛᴀ. Lɪʙᴏʀɪᴏ Pᴏʟɪᴢᴢɪ ғᴜ ᴀʟᴛᴇʀɴᴀᴛɪᴠᴀᴍᴇɴᴛᴇ, Pʀᴇꜱɪᴅᴇɴᴛᴇ ᴇᴅ Aᴍᴍɪɴɪꜱᴛʀᴀᴛᴏʀᴇ Dᴇʟᴇɢᴀᴛᴏ ᴅᴇɪ ʀᴏꜱᴀ ᴅᴀʟʟᴀ ғɪɴᴇ ᴅᴇɢʟɪ ᴀɴɴɪ ᴏᴛᴛᴀɴᴛᴀ ᴀʟʟᴀ ᴍᴇᴛᴀ̀ ᴅᴇɪ ɴᴏᴠᴀɴᴛᴀ ɪɴꜱɪᴇᴍᴇ ᴀ Gɪᴏᴠᴀɴɴɪ Fᴇʀʀᴀʀᴀ ʀɪʟᴇᴠᴀɴᴅᴏ ᴜɴ Pᴀʟᴇʀᴍᴏ ʀɪɴᴀᴛᴏ ᴅᴀ ꜱᴏʟɪ ᴅᴜᴇ ᴀɴɴɪ ᴅᴀ Sᴀʟᴠɪɴᴏ Lᴀɢᴜᴍɪɴᴀ. Iɴ ᴍᴇᴢᴢᴏ, ᴛᴀɴᴛɪ ᴍᴏᴍᴇɴᴛɪ ᴅɪ ᴜɴ ᴄᴀʟᴄɪᴏ ᴄʜᴇ ᴘᴏᴛʀᴇᴍᴍᴏ ɢɪᴀ̀ ᴅᴇғɪɴɪʀᴇ ᴅ'ᴀʟᴛʀɪ ᴛᴇᴍᴘɪ ᴘᴇʀ ᴠᴏʟᴜᴍɪ, ᴠᴀʟᴏʀɪ ᴇ ꜱᴇɴᴛɪᴍᴇɴᴛɪ ꜱᴠɪʟᴜᴘᴘᴀᴛɪ. Fᴜ ᴜɴ Pᴀʟᴇʀᴍᴏ ᴄʜᴇ ғᴀᴄᴇᴠᴀ ʟᴀ ꜱᴘᴏʟᴀ ᴛʀᴀ ʟᴀ ꜱᴇʀɪᴇ B ᴇ ʟᴀ ꜱᴇʀɪᴇ C1 ᴛʀᴀ ᴍᴏᴍᴇɴᴛɪ ᴇꜱᴀʟᴛᴀɴᴛɪ ᴇᴅ ᴀᴛᴛɪᴍɪ ᴘɪᴜ̀ ʙᴜɪ. Dɪ ʟᴜɪ ᴄɪ ᴇ̀ ʀɪᴍᴀꜱᴛᴏ ɪʟ ʀɪᴄᴏʀᴅᴏ ᴅɪ ᴜɴ ᴜᴏᴍᴏ ꜱᴏʟɪᴅᴏ, ᴄᴀᴘᴀᴄᴇ ᴅɪ ᴀʟᴛᴇʀɴᴀʀᴇ ᴍᴏᴍᴇɴᴛɪ ᴅɪ ᴘᴀᴛᴇʀɴᴀ ᴅɪꜱᴘᴏɴɪʙɪʟɪᴛᴀ̀ ᴇ ᴅɪ ᴀғғᴇᴛᴛᴏ ᴀ ᴍᴏᴍᴇɴᴛɪ ᴅɪ ᴅᴜʀᴇᴢᴢᴀ ᴘʀᴏᴘʀɪᴏ ᴄᴏᴍᴇ ᴜɴ ᴘᴀᴅʀᴇ ɴᴇʟʟ'ᴀᴍʙɪᴛᴏ ᴅᴇʟʟᴀ ᴘʀᴏᴘʀɪᴀ ғᴀᴍɪɢʟɪᴀ, ɴᴇɪ ᴄᴏɴғʀᴏɴᴛɪ ᴅᴇɪ ᴘʀᴏᴘʀɪ ғɪɢʟɪ. Pᴏʟɪᴢᴢɪ, ᴅᴀ ᴍᴇ ꜱᴏʟʟᴇᴄɪᴛᴀᴛᴏ ꜱᴜʟ ᴍᴏᴍᴇɴᴛᴏ ᴄʜᴇ ꜱᴛɪᴀᴍᴏ ᴠɪᴠᴇɴᴅᴏ, ᴍɪ ᴍᴀɴɪғᴇꜱᴛᴀ ʟᴀ ᴘʀᴏᴘʀɪᴀ ᴅɪꜱᴘᴏɴɪʙɪʟɪᴛᴀ̀ ᴄᴏɴ ɢʀᴀɴᴅᴇ ᴇɴᴛᴜꜱɪᴀꜱᴍᴏ ᴇꜱᴛᴇʀɴᴀɴᴅᴏ ᴜɴ ᴘᴇɴꜱɪᴇʀᴏ ᴅɪ ɢʀᴀɴᴅᴇ ꜱɪɢɴɪғɪᴄᴀᴛᴏ: <<Nᴇʟʟᴀ ꜱᴜᴀ “Cᴀᴠᴇʀɴᴀ ᴅɪ Pʟᴀᴛᴏɴᴇ”, ɪʟ ғɪʟᴏꜱᴏғᴏ ɪᴍᴍᴀɢɪɴᴀᴠᴀ  ɢʟɪ ᴜᴏᴍɪɴɪ ᴄʜɪᴜꜱɪ ɪɴ ᴜɴᴀ ɢʀᴏᴛᴛᴀ, ғᴀᴄᴄɪᴀ ᴀʟ ᴍᴜʀᴏ, ɪɴᴄᴀᴛᴇɴᴀᴛɪ ᴇ ɪᴍᴘᴏꜱꜱɪʙɪʟɪᴛᴀᴛɪ ᴀ ᴠᴏʟᴛᴀʀᴇ ʟᴀ ᴛᴇꜱᴛᴀ ɪɴᴅɪᴇᴛʀᴏ ʟᴀ ᴅᴏᴠᴇ ʙʀᴜᴄɪᴀᴠᴀ ʟᴀ ʟᴇɢɴᴀ ᴄʜᴇ ꜱᴄᴀʟᴅᴀᴠᴀ ʟᴀ ᴄᴀᴠᴇʀɴᴀ.  Lᴀ ғɪᴀᴍᴍᴀ ᴄʜᴇ ᴀʀᴅᴇᴠᴀ ᴘʀᴏɪᴇᴛᴛᴀᴠᴀ ᴀʟ ᴍᴜʀᴏ ʟᴇ ᴏᴍʙʀᴇ ᴅɪ ϙᴜᴀɴᴛɪ ᴏʟᴛʀᴇ ʟᴀ ʙᴀʀʀɪᴇʀᴀ ᴅɪ ᴄɪɴᴛᴀ ᴇ ɪɴ ᴘɪᴇɴᴀ ʟɪʙᴇʀᴛᴀ̀ ᴠɪᴠᴇᴠᴀɴᴏ ʟᴀ ʟᴏʀᴏ ᴠɪᴛᴀ. I ᴘʀɪɢɪᴏɴɪᴇʀɪ ᴘᴏᴛᴇᴠᴀɴᴏ ꜱᴏʟᴏ ɪᴍᴍᴀɢɪɴᴀʀᴇ ᴄᴏᴍᴇ ᴘᴏᴛᴇꜱꜱᴇ ᴇꜱꜱᴇʀᴇ ʟᴀ ʟɪʙᴇʀᴛᴀ̀ ғᴜᴏʀɪ ᴅᴀʟʟᴀ ᴘʀɪɢɪᴏɴᴇ.   Oɢɢɪ ɴᴏɪ ꜱɪᴀᴍᴏ ᴅᴇɪ “ᴘʀɪɢɪᴏɴɪᴇʀɪ” ᴘᴇʀ ʀᴇꜱᴘᴏɴꜱᴀʙɪʟɪᴛᴀ̀ ᴇ ꜱᴇɴꜱᴏ ᴄɪᴠɪᴄᴏ ᴍᴀ ᴀʟ ᴅɪ ʟᴀ ᴅᴇʟ “ᴍᴜʀᴏ” ᴇ ϙᴜɪɴᴅɪ ᴀʟʟ’ᴇꜱᴛᴇʀɴᴏ ᴅᴇʟʟᴇ ɴᴏꜱᴛʀᴇ ᴄᴀꜱᴇ ɴᴏɴ ꜱᴇᴍᴘʀᴇ ʀɪꜱɪᴇᴅᴇ ʟᴀ ʟɪʙᴇʀᴛᴀ̀.  Iɴ ᴛᴀɴᴛɪ ᴄʜᴇ ᴠᴏʀʀᴇʙʙᴇʀᴏ ʀɪᴍᴀɴᴇʀᴇ “ᴘʀɪɢɪᴏɴɪᴇʀɪ” ᴀ ᴄᴀꜱᴀ ꜱᴏɴᴏ ʀᴇʟᴇɢᴀᴛɪ ɪɴ ᴜɴ ʟᴇᴛᴛᴏ ᴅɪ ᴏꜱᴘᴇᴅᴀʟᴇ  ᴀᴛᴛᴀᴄᴄᴀᴛɪ ᴀᴅ ᴜɴ ʀᴇꜱᴘɪʀᴀᴛᴏʀᴇ ᴄʜᴇ ʟɪ ᴛɪᴇɴᴇ ɪɴ ᴠɪᴛᴀ.  Iɴ ᴍᴏʟᴛɪ ᴠᴏʀʀᴇʙʙᴇʀᴏ ʀɪᴍᴀɴᴇʀᴇ ᴀ ᴄᴀꜱᴀ ᴍᴀ ɪʟ ꜱᴇɴꜱᴏ ᴅᴇʟ ᴅᴏᴠᴇʀᴇ ʟɪ ᴄʜɪᴀᴍᴀ ɪɴ ᴛʀɪɴᴄᴇᴀ ᴀ ᴠɪɢɪʟᴀʀᴇ ꜱᴜ ϙᴜᴇɪ ʀᴇꜱᴘɪʀᴀᴛᴏʀɪ ᴘᴇʀᴄʜᴇ́ ʟᴀ ᴠɪᴛᴀ ᴘɪᴇɴᴀ ʀɪᴛᴏʀɴɪ ɪɴ ϙᴜᴇɪ ᴘᴀᴢɪᴇɴᴛɪ ᴏɢɢɪ ɪɴ ᴅɪғғɪᴄᴏʟᴛᴀ̀.  E ᴄᴏꜱᴀ ᴅɪʀᴇ ᴅᴇɪ ᴛᴀɴᴛɪ ʀᴀɢᴀᴢᴢɪ ᴄʜᴇ ʀɪꜱᴘᴏɴᴅᴏɴᴏ “ᴘʀᴇꜱᴇɴᴛᴇ” ᴀʟ ᴍᴀɴᴛᴇɴɪᴍᴇɴᴛᴏ ɪɴ ᴠɪᴛᴀ ᴅɪ ᴀʟᴄᴜɴɪ ꜱᴇʀᴠɪᴢɪ ᴇꜱꜱᴇɴᴢɪᴀʟɪ ᴄᴏᴍᴇ ᴀᴠᴠɪᴇɴᴇ ɴᴇʟ ꜱᴇᴛᴛᴏʀᴇ ᴀʟɪᴍᴇɴᴛᴀʀᴇ? Sᴏɴᴏ ᴄᴇʀᴛᴏ ᴄʜᴇ ᴀɴᴄʜᴇ ᴀ ʟᴏʀᴏ ɴᴏɴ ᴅɪꜱᴘɪᴀᴄᴇʀᴇʙʙᴇ ʀɪᴍᴀɴᴇʀᴇ “ᴘʀɪɢɪᴏɴɪᴇʀɪ” ɴᴇʟʟᴇ ʟᴏʀᴏ ᴄᴀꜱᴇ. Sᴏɴᴏ ᴄᴇʀᴛᴏ ᴄʜᴇ ᴘʀᴇꜱᴛᴏ ᴇ ᴛᴜᴛᴛɪ ɪɴꜱɪᴇᴍᴇ ꜱᴘᴇᴢᴢᴇʀᴇᴍᴏ ϙᴜᴇʟʟᴇ ᴄᴀᴛᴇɴᴇ ᴄʜᴇ ᴄɪ ᴛᴇɴɢᴏɴᴏ “ᴘʀɪɢɪᴏɴɪᴇʀɪ” ᴇ ᴛᴏʀɴᴇʀᴇᴍᴏ ʟɪʙᴇʀɪ ᴅɪ ᴀʙʙʀᴀᴄᴄɪᴀʀᴇ ɪ ɴᴏꜱᴛʀɪ ᴄᴀʀɪ ᴇᴅ ɪ ɴᴏꜱᴛʀɪ ᴀᴍɪᴄɪ.  Mɪ ᴘɪᴀᴄᴇ ᴘᴇɴꜱᴀʀᴇ ɪɴғɪɴᴇ ᴄʜᴇ, ɴᴇʟʟᴀ ʀɪᴛʀᴏᴠᴀᴛᴀ ʟɪʙᴇʀᴛᴀ̀, ɴᴏɴ ᴅɪᴍᴇɴᴛɪᴄʜᴇʀᴇᴍᴏ ᴄʜɪ ᴇᴅ ɪɴ ϙᴜᴇꜱᴛᴏ ᴍᴏᴍᴇɴᴛᴏ, ᴄᴏɴ ꜱᴀᴄʀɪғɪᴄɪᴏ ᴀ ᴠᴏʟᴛᴇ ᴇꜱᴛʀᴇᴍᴏ, ᴄɪ ꜱᴛᴀ ᴘʀᴏᴛᴇɢɢᴇɴᴅᴏ ᴇ ᴄᴜʀᴀɴᴅᴏ.  Cᴏᴍᴇ ᴜᴏᴍᴏ ᴅɪ ꜱᴘᴏʀᴛ ɴᴏɴ ᴘᴏꜱꜱᴏ ᴄʜᴇ ʀɪᴘᴇᴛᴇʀᴇ ϙᴜᴀɴᴛᴏ ɢɪᴀ̀ ɪɴᴅɪʀɪᴢᴢᴀᴛᴏ ᴀ Fᴀᴜꜱᴛᴏ Sɪʟɪᴘᴏ      (ɪɴᴅɪᴍᴇɴᴛɪᴄᴀᴛᴏ ᴇ ꜱᴛɪᴍᴀᴛᴏ ᴅᴀ ϙᴜᴀɴᴛɪ ʜᴀɴɴᴏ ᴀᴠᴜᴛᴏ ɪʟ ᴘʀɪᴠɪʟᴇɢɪᴏ ᴅɪ ᴀᴍᴍɪʀᴀʀʟᴏ ɪɴ ᴄᴀᴍᴘᴏ, ᴏʟᴛʀᴇ 100 ᴘᴀʀᴛɪᴛᴇ ɪɴ ʀᴏꜱᴀ, ᴇ ᴄᴏɴᴏꜱᴄɪᴜᴛᴏ ᴅɪ ᴘʀᴇꜱᴇɴᴢᴀ) ɪɴ ᴜɴ ʀᴇᴄᴇɴᴛᴇ ꜱᴄᴀᴍʙɪᴏ ᴅɪ ᴍᴇꜱꜱᴀɢɢɪ ᴇ ᴄɪᴏᴇ̀: “Oɢɢɪ ɢɪᴏᴄʜɪᴀᴍᴏ ᴜɴᴀ ᴘᴀʀᴛɪᴛᴀ ᴜɴ ᴘᴏ’ ᴘɪᴜ̀ ᴅɪғғɪᴄɪʟᴇ ᴍᴀ ϙᴜᴀɴᴅᴏ ꜱɪ ᴇ̀ ᴄʜɪᴀᴍᴀᴛɪ ɪɴ ᴄᴀᴍᴘᴏ ꜱɪ ᴠᴀ ꜱᴇᴍᴘʀᴇ ᴘᴇʀ ᴠɪɴᴄᴇʀᴇ! Cᴏꜱɪ ᴄᴏᴍᴇ ғᴀᴄᴇᴠɪ ᴛᴜ”.  Aғғʀᴏɴᴛɪᴀᴍᴏ ᴄᴏɴ ᴄᴏʀᴀɢɢɪᴏ ᴇ ᴘʀᴜᴅᴇɴᴢᴀ ϙᴜᴇꜱᴛᴏ ᴀᴠᴠᴇʀꜱᴀʀɪᴏ, ᴇ̀ ғᴏʀᴛᴇ ᴍᴀ ɴɪᴇɴᴛᴇ ꜱᴄᴏʀᴀᴍᴇɴᴛɪ. Lᴏᴛᴛɪᴀᴍᴏ ᴇ ᴠɪɴᴄɪᴀᴍᴏ! Uɴ ᴄᴀʟᴏʀᴏꜱᴏ ᴀʙʙʀᴀᴄᴄɪᴏ ᴀ Iᴠᴀɴ Tʀɪɢᴏɴᴀ ᴇ ᴀ ᴛᴜᴛᴛɪ ɪ ᴛɪғᴏꜱɪ Rᴏꜱᴀ Nᴇʀᴏ>>. Uɴ ᴍᴇꜱꜱᴀɢɢɪᴏ ᴄʜᴇ ʜᴏ ᴅᴇғɪɴɪᴛᴏ "ꜱᴘʟᴇɴᴅɪᴅᴏ" ᴘᴇʀ ʙᴜᴏɴꜱᴇɴꜱᴏ, ꜱᴘᴇʀᴀɴᴢᴀ ᴇ ғᴏʀᴢᴀ... Fᴏʀᴢᴀ ᴅ'ᴀɴɪᴍᴏ... Dɪ ᴠᴏʟᴏɴᴛᴀ̀... Aꜱᴘᴇᴛᴛɪ ᴄʜᴇ ʀɪᴄʜɪᴀᴍᴀɴᴏ ᴀɴᴄʜᴇ ᴀʟʟᴀ ғᴏʀᴢᴀ ғɪꜱɪᴄᴀ. Eꜱᴀᴛᴛᴀᴍᴇɴᴛᴇ ᴜɴ ᴍᴇꜱꜱᴀɢɢɪᴏ ᴀʟʟᴀ "Lɪʙᴏʀɪᴏ Pᴏʟɪᴢᴢɪ" ᴘᴇʀᴄʜᴇ́ ᴅᴀ ᴏɢɴɪ ᴘᴀʀᴏʟᴀ ꜱɪ ᴘᴜᴏ̀ ᴇᴠɪɴᴄᴇʀᴇ ᴇꜱᴀᴛᴛᴀᴍᴇɴᴛᴇ ʟᴀ ᴘᴇʀꜱᴏɴᴀʟɪᴛᴀ̀ ᴅɪ ϙᴜᴇꜱᴛ'ᴜᴏᴍᴏ ᴄʜᴇ ᴘᴇʀ ᴀɴɴɪ ʜᴀ ʀᴀᴘᴘʀᴇꜱᴇɴᴛᴀᴛᴏ ᴛᴀɴᴛᴏ ᴘᴇʀ ᴛᴜᴛᴛɪ ɴᴏɪ ᴛɪғᴏꜱɪ. A ʟᴜɪ ᴠᴀ ɪʟ ɴᴏꜱᴛʀᴏ ʀɪɴɢʀᴀᴢɪᴀᴍᴇɴᴛᴏ ᴘᴇʀ ᴀᴠᴇʀ ᴄᴏʟᴛᴏ ᴘᴇʀғᴇᴛᴛᴀᴍᴇɴᴛᴇ ɪʟ ꜱᴇɴꜱᴏ ᴅᴇʟʟᴀ ʀɪᴄʜɪᴇꜱᴛᴀ ᴇ ᴘᴇʀ ᴀᴠᴇʀ ᴍᴏꜱᴛʀᴀᴛᴏ ɢʀᴀɴᴅᴇ ᴅɪꜱᴘᴏɴɪʙɪʟɪᴛᴀ̀ ᴇ ꜱᴇɴꜱɪʙɪʟɪᴛᴀ̀. Gʀᴀᴢɪᴇ Lɪʙᴏʀɪᴏ Pᴏʟɪᴢᴢɪ: ɢʀᴀɴᴅᴇ ᴄᴜᴏʀᴇ "ɪɴ Rᴏꜱᴀ&Nᴇʀᴏ". 

IVAN TRIGONA