venerdì 10 aprile 2020

GIACOMO BRICHETTO... pensieri e parole di un cuore Rosanero ai tempi del Coronavirus

A volte, per entrare nel cuore di un tifoso, non è necessario essere per forza un campione... Non è necessario forse neppure essere un buon giocatore... A volte, per entrare nel cuore di un tifoso, non è neppure fondamentale essere un titolare perché, se la vera essenza dello sport, del calcio, è strettamente legata ai valori umani prima che a quelli tecnico-tattici, allora si spiega tutto ciò che scriverò del Cuore Rosanero di oggi. Parlerò di un giocatore che arrivò a Palermo dal Novara nel 2009 e non per fare il titolare bensì per accomodarsi in panchina e fare il portiere di riserva. Sto parlando di Giacomo Brichetto, un ragazzone di 194 cm. rimasto a Palermo per ben 4 stagioni collezionando in tutto una sola presenza in campionato. Giacomo a Palermo fece "solo" il terzo portiere, un ruolo che, se rapportato al numero di presenze,  potrebbe sembrare ai più come marginale ma non quando il terzo portiere in questione diviene un uomo spogliatoio, accumula stima, affetto e fiducia da parte dei compagni e dello staff tecnico portando con sé un bel carico di positività, di buonumore e di sostegno per i compagni. Più o meno proprio ciò che successe a Brichetto qui a Palermo. Dal 2009 al 2013, tanti allenatori si alternarono alla guida del Palermo calcio: Zamparini ne cambiava almeno due a stagione e infatti Brichetto si trovò allenato da Zenga, Delio Rossi, Serse Cosmi, Pioli, Mangia, Mutti, Sannino, Gasperini, Malesani, per non contare i ritorni di molti dei suddetti, più volte nel corso della stessa stagione. Ma per tutti lui era il terzo portiere. Giacomo giunse in un Palermo di primissimo ordine che si classificó 5° in campionato con qualificazione in Europa League, passando per un 8° posto ma con finale di Coppa Italia contro l'Inter, per poi iniziare a vivere la fase della smobilitazione, subito dopo la finale perduta all'Olimpico, smobilitazione che portò una salvezza risicata nel 2011/12 (stagione dell'unica presenza e quindi dell'esordio di Brichetto in serie A) ed una retrocessione per un 18° posto nella successiva 2012/13. E fu proprio in quest'ultima stagione che Brichetto riuscì ad entrare, del tutto involontariamente, nel cuore dei tifosi Rosanero. Parlo di un Palermo-Siena del 10 di Marzo del 2013, unn match che i rosa devono vincere assolutamente per poter sperare di restare attaccati al treno-salvezza. I Rosanero navigano già in cattivissime acque. Lo stadio è abbastanza pieno, l'entusiasmo iniziale del pubblico porta ad un pressing che trova la sua sublimazione con il gol di una delle tante meteore di quella stagione: tale Anselmo. Tutto sembra mettersi per il meglio ma nella ripresa i toscani iniziano a pressare con sempre maggior veemenza tanto da ridurre i padroni di casa al ripiegamento. I bianconeri riescono a pareggiare i conti con Emeghara per poi raddoppiare, venti minuti dopo con Rosina. È il crollo. Al Barbera cambia tutto. Il pubblico si inferocisce... Perde la pazienza ed inizia la contestazione, durissima. I tifosi chiedono di giocare senza maglie per non disonorare i colori, fischiano, ululano mentre il tempo passa impietoso. Le telecamere di Sky indugiano su un giocatore della panchina rosa che, chiuso nel proprio dolore, piange solitario... Non è Miccoli, non è Ilicic, non è Dybala... Si tratta di lui, di Giacomo, del terzo portiere, di colui che forse meno di ogni altro avrebbe potuto sentire la tara e la responsabilità di quella situazione. Invece Brichetto sente sulle proprie spalle quel peso, quel dolore, il dolore della resa, la consapevolezza di dover retrocedere seppur con ben 10 altre partite dinnanzi a sé. Così andò davvero. Il Palermo scese giù in serie B, Brichetto non fu confermato e smise di giocare, ma il popolo rosa mai dimenticó quelle lacrime sincere, le lacrime di un ragazzo che sentiva quei colori impressi sulla pelle molto più di tanti altri titolari. Ho rintracciato Brichetto per conoscere il suo pensiero in tema di Coronavirus e lui mi ha risposto così: <<Cari tifosi Rosanero, il momento che stiamo vivendo è davvero complicato. Siamo costantemente sopraffatti da notizie negative, da paura, pessimismo e preoccupazione per noi stessi ed i nostri cari. Oggi più che mai serve spirito di unione, “attaccamento alla maglia”, per una volta non quella Rosanero ma la maglia di ognuno di noi. Restiamo a casa, proteggiamo i nostri nonni, gli anziani, dimostriamoci solidali e positivi. Ascoltiamo le autorità, per quanto sembri difficile. Sconfiggeremo questo virus, dopodiché non solo sarà più bella la quotidianità, ma sarà ancora più bello ritrovarsi al "Barbera" per ricominciare il percorso interrotto, abbracciandosi per le vittorie della nostra squadra del cuore. Prendetevi cura di voi stessi e dei vostri cari. Un abbraccio e come sempre: Forza Palermo!>>. Una risposta, quella del nostro personaggio, che denota grande disponibilità; una risposta abbondante e articolata perché Giacomo è un ragazzo sveglio, uno che ha sempre amato informarsi, studiare, crescere; uno che già prima di smettere di giocare aveva programmato il proprio futuro con maturità e senso di responsabilità aprendo un'azienda che commercializza materiale sportivo proprio per i portieri di calcio con sede in Svizzera laddove lui è poi andato anche a vivere. In bocca al lupo, quindi, caro Giacomo, atleta di gran cuore del quale non abbiamo potuto saggiare le doti calcistiche ma che è riuscito ugualmente a ritagliarsi un bel posticino nei nostri cuori da tifosi incalliti, tra tanti campioni, tra "bandiere" e uomini-simbolo. Perché nella vita, come nello sport non è importante come ti fai vedere ma, esattamente, come sei davvero dentro.

IVAN TRIGONA


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